I numeri della piattaforma di informazione online: attiva in 45 province italiane con 2,7 milioni di lettori al giorno. Produce oltre 1.000 notizie al giorno. Citynews registra ogni mese 86,7 milioni di visite e conta oltre 600 mila utenti registrati. Secondo Comscore è la terza fonte di informazione dopo ‘Repubblica’ e ‘Corriere’. Citynews è associato USPI.
Abbiamo fatto alcune domande a Luca Lani, co-founder insieme a Fernando Diana.
Dom.: Come è nata l’idea di Citynews?
Lani: A fine 2008 ci siamo accorti che c’era un ritardo incredibile da parte dei gruppi editoriali nel digitale e che sulla stampa locale iniziava una fase di disinvestimento. Pur essendo a digiuno di esperienza giornalistica, eravamo attivi nella editoria digitale già dal 1998 (Studenti.it). Abbiamo fatto un test con il lancio due siti (Roma, Piacenza) per vedere la reazione degli utenti alle notizie locali ed iperlocali, e vedere le potenzialità del citizen journalism. Dopo 3 mesi abbiamo visto che il traffico cresceva esponenzialmente ed abbiamo iniziato a lavorare ad un business plan. Successivamente ci siamo dimessi dagli incarichi ricoperti, per fondare la nuova società che è partita con i nostri pochi capitali. Siamo partiti alla ricerca dei capitali necessari, e finalmente ad inizio 2011 abbiamo chiuso un accordo con due fondi di investimento per una serie di round di finanziamento per un totale di 4,5 milioni. A quel punto abbiamo potuto espandere il progetto in 45 città, e successivamente abbiamo costruito la rete commerciale.
Dom.: Quali sono oggi i numeri di Citynews? Dove volete arrivare?
Lani: Nel 2014 siamo riusciti a raggiungere il break even e da allora, pur senza grossi margini, riusciamo a crescere ogni anno reinvestendo gli utili. Oggi il nostro network, che è esclusivamente digitale, raggiunge circa 2,7 milioni di lettori al giorno e secondo Comscore siamo la terza fonte di informazione dopo Repubblica e Corriere. Impieghiamo 60 giornalisti dipendenti ed una rete di 100 collaboratori.
Abbiamo due obiettivi per il prossimo biennio: aumentare la partecipazione dei lettori che tramite l’App ed il sito possono caricare contenuti e video. In particolare per l’iperlocale. Vorremmo inoltre aumentare la copertura nel territori dove non siamo presenti arrivano ad almeno 60 città coperte. Con queste azioni ipotizziamo di poter diventare tra i primi gruppi editoriali news del paese.
Lani: Noi offriamo i contenuti gratis ai nostri utenti e viviamo solo di pubblicità. Abbiamo una nostra rete di agenti – circa 40- che vendono nei vari territori la pubblicità ai clienti locali e nazionali. Non crediamo che nel breve periodo sia possibile, per la nostra tipologia di contenuti, poter vendere abbonamenti ai lettori.
Stiamo però investendo molto nella nostra App che sta avendo un ottimo successo, e non escludiamo tra qualche anno di sperimentare una qualche forma di servizio ad abbonamento. Non con una ottica di paywall ma con una ottica di dare all’abbonato qualche contenuto esclusivo, qualche funzione in più e soprattutto di poter usare l’app senza la pubblicità. Dalle nostre stime però queste linee di ricavo saranno sempre e solo accessorie mentre la linea principale sarà la pubblicità.
Dom.: Come vedi il mercato editoriale nei prossimi anni?
Lani: Dopo 10 anni di crisi profonda della editoria cartacea, si comincia adesso a sentire una certa “pressione” anche agli editori puri digitali. La pressione arriva dal duopolio Facebook/Google che drena la maggior parte delle risorse pubblicitarie. Un’altra minaccia arriva dalla svalutazione del lavoro giornalistico: i lettori hanno perso l’abitudine di leggere da fonti certe ed usano solo i social network che fungono da aggregatori. Questo fenomeno, unito alla proliferazione delle fake news, sta comportando una generale svalutazione dei media tradizionali, anche se dovrebbe avvenire il contrario.
In mezzo a molte notizie negative ci sono i primi timidi segnali di inversione di tendenza. In primo luogo i due giganti Google e Facebook hanno preso coscienza del loro ruolo e della importanza delle news nelle loro piattaforme e stanno portando avanti azioni interessanti anche se non ancora del tutto incisive. In secondo luogo credo che proprio il proliferare delle fake news potrà portare, nel medio periodo, una reazione nei cittadini con un ritorno ad una lettura da fonti affidabili. Sarà essenziale però che gli editori siano pronti con strumenti e modalità adeguate ai tempi.
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