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Carta di Roma, le parole “giuste” per parlare di migranti

«Le parole non sono mai sbagliate, è l‘uso che ne facciamo che può essere sbagliato, che può deformare il fatto che viene raccontato», così Valerio Cataldi, presidente della omonima Associazione, nella introduzione alla III edizione delle “Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma”.

Il 2 ottobre scorso, nella sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti a Roma, si è svolta la presentazione del nuovo Manifesto della Carta di Roma, costituito da un aggiornamento delle Linee guida (utile strumento nella prassi quotidiana delle redazioni), seguendo i cambiamenti di concetti e di luoghi che il racconto delle migrazioni oggi impone.

Una occasione per illustrare i principi della Carta di Roma e il glossario allegato; ma, soprattutto, per ribadire l’importanza del buon giornalismo nella trattazione di rifugiati, richiedenti asilo, vittime di tratta e migranti.

Migranti (foto tratta da www.cartadiroma.org)

La III edizione rinnova e approfondisce i quattro principi della Carta di Roma:

IL PRIMO PRINCIPIO: TERMINOLOGIA
Usare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore e all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri.

Segue un glossario su:
– le “Persone” (ad esempio, la qualificazione di richiedente asilo, rifugiato, migrante/immigrato, apolide);
– lo “Status e Accoglienza” (push factor-fattore di spinta, permesso di soggiorno, regolarizzazione, respingimento, rimpatrio);
– le “Operazioni di ricerca e soccorso in mare (SAR)”, con termini quali: zona SAR, acque internazionali e acque territoriali, Frontex, scafista, zona contigua;
– i “Gruppi minoritari: l‘Islam e i musulmani – Rom e Sinti” (musulmano o islamico, jihad, mujaheddin, sharia, Isis e Daesh – zingari, nomadi).

Manifesto della campagna di comunicazione del progetto PRISM dell’ARCI (da www.arciliguria.it)

IL SECONDO PRINCIPIO: TUTELA DELL’IDENTITA’
Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona.

IL TERZO PRINCIPIO: CORRETTEZZA E COMPLETEZZA
Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie e riflettere sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti.
Sono esposti alcuni consigli per la trattazione della criminalità, degli allarmismi sanitari contro immigrati e rifugiati, del lavoro, dell’accoglienza, dell’identità, del razzismo, dell’ hate speech.

IL QUARTO PRINCIPIO: LE FONTI
Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.
Segue un elenco di fonti suddivise per settori a cui giornalisti e operatori dell’informazione possono attingere per trovare dati e informazioni aggiornate su migranti, richiedenti asilo, rifugiati e minoranze.

Paola Barretta, coordinatrice dell’Associazione, ha così illustrato alcune novità introdotte con le linee guida 2018: «Abbiamo inserito, tra le altre informazioni, un glossario su ricerca e soccorso in mare e, per quanto riguarda il macro argomento ‘razzismo’, abbiamo identificato i casi e le cornici, anche in ragione dell’importanza del tipo di linguaggio, che influenzano la percezione del fenomeno migratorio. Per quanto riguarda invece l’aspetto delle discriminazioni abbiamo approfondito il tema dell’hate speech, in particolare quello destinato ai gruppi minoritari per fornire strumenti per un giornalismo di qualità, non un giornalismo buono ma un buon giornalismo».

«Prima gli stranieri erano i ‘marocchini’. Erano talmente marocchini che un giornale titolò ‘Morto un uomo e un marocchino’. C’è una tendenza, da oltrepassare, a disumanizzare le persone. Le parole non sono mai sbagliate. È l’uso che se ne fa che può esserlo», ha ribadito il presidente dell’Associazione Carta di Roma, Valerio Cataldi.

E il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha commentato: «Le carte deontologiche ci sono, ma non tutti le rispettano. Importante che ci sia un’organizzazione che effettui il lavoro di monitoraggio e applichi le sanzioni. In questa fase abbiamo il dovere di guidare la riscossa delle coscienze se vogliamo essere coerenti con l’obiettivo che ha il giornalismo».

il 18 ottobre scorso, si è tenuto, a Mestre, un corso di formazione di Carta di Roma dal titolo ‘Media e migrazioni’. Il seminario ha voluto focalizzare l’attenzione sulla necessità di raccontare confini e frontiere con accuratezza e correttezza.

In previsione del varo del nuovo testo, questa estate l’Asociazione Carta di Roma ha rivolto un appello «a tutti i direttori e giornalisti «al senso di responsabilità ed alla deontologia di tutti i professionisti dell’informazione affinché venga utilizzato un linguaggio corretto, affinché le notizie vengano sempre verificate prima di essere pubblicate per evitare il diffondersi di una percezione distorta del fenomeno migratorio ed un crescendo di tensione sociale basato su informazioni imprecise, su notizie errate e non verificate».

Leggi il testo integrale dell’appello e l’elenco delle adesioni raccolte.

(Foto in alto: la locandina della presentazione del IV Rapporto Carta di Roma, da www.fnsi.it)

uspi

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