Intervento anche del sociologo Ferrarotti: “I Social inducono ad agire senza pensare al pericolo”.
La morte per soffocamento della piccola Antonella a Palermo, causata da una sfida sui social, è una tragedia, non c’è altro da aggiungere. “Si poteva evitare? – si domanda Domenico Falco, Presidente del Corecom Campania – in una dichiarazione ripresa dalla agenzia askanews – Certo, se ci fosse un’adeguata preparazione degli utenti, di qualsiasi età, all’uso degli smartphone, dei tab e dei pc per contribuire a un’opportunità di crescita e di confronto non di distruzione e dolore”.
“I social non possono trasformarsi in uno strumento di morte. – insiste Falco – Non è possibile delegare a internet e, ai suoi ingranaggi infernali, la funzione di educatore e intrattenitore dei giovanissimi, non sì può restare all’oscuro di ciò che accade ai ragazzi mentre navigano in rete”.
Per il Presidente del Corecom Campania occorre, quindi, raccogliere immediatamente l’appello del Garante per l’infanzia e l’adolescenza che invita ad una maggiore sorveglianza sui minori e nel contempo ad una implementazione dell’educazione digitale.
“Il Comitato Regionale per le Comunicazioni della Campania – informa il Responsabile del Corecom – già da anni promuove seminari attraverso il progetto @scuolasenzabulli in collaborazione con la Polizia Postale, l’Agcom e gli esperti del settore per segnalare i pericoli conseguenti all’utilizzo incontrollato dei social, coinvolgendo il mondo della scuola. Occorre, dunque, intensificare quest’attività alla luce dei numerosi drammatici episodi legati alla “rete”, ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo e alla necessità di offrire ai genitori e al personale docente gli strumenti giusti per prevenire tragedie e aiutare i ragazzi a venir fuori da situazioni spiacevoli”.
Del medesimo tono le dichiarazioni, rilasciate alla Agenzia Adnkronos e riprese da Primaonline, dal decano dei sociologi italiani Franco Ferrarotti: “Si dovrebbero muovere i governi e addirittura le Nazioni Unite, ove mai ne fossero capaci: occorre intervenire, non basta più solo denunciare questa ricaduta sociale e psicologica degli strumenti tecnologici di comunicazione, che specie negli individui più giovani, come nel caso della bambina di Palermo ancora in età prepuberale, fanno venir meno la distinzione precisa fra realtà reale e virtuale, fra rischio e simulazione, inducendo ad agire senza pensare”.
“Specie nelle sfide fra coetanei come il ‘blackout challenge’ che presuppone una sfida a chi resiste per più tempo, si cancella la linea che separa la vita dalla morte. – avverte il sociologo – Il torrente di comunicazioni che oggi investe i giovani, l’abbondanza degli stimoli digitali, sono tutti fattori di deconcentrazione che tolgono senso ai rapporti reali e alla percezione della realtà: è pericolosissimo, non solo dal punto di vista della mancanza di concentrazione ma anche di riflessione, di senso critico”.
Internet “è una macchina meravigliosa ma al tempo stesso stupida e non tutti i ‘piloti’ di questa macchina, specie se adolescenti, sono consapevoli dei suoi effetti, psicologici e sociali, che possono essere anche molto negativi e dannosi… Nulla in via di principio contro la tecnica e i suoi progressi, ovviamente; ma non si può rinunciare a intervenire sui danni che provoca”, sostiene Ferrarotti.
“Abbiamo affidato e riconosciuto all’innovazione tecnologica il valore-guida della società, lasciandola libera anziché governarla: un principio che costituisce un errore madornale, tremendo, di cui paghiamo ora tutte le conseguenze psicologiche e sociali”, con questa frase il sociologo conclude le sue tristi considerazioni.
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