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Big Data: conclusioni della indagine congiunta AGCOM, AGCM e Garante privacy

Il “dato” come bene economico e come diritto fondamentale della persona.

Dalle tre Autorità assunto l’impegno a definire un meccanismo di collaborazione permanente in relazione agli interventi e allo studio dell’impatto dei big data su imprese, consumatori e cittadini.

E’ giunta a conclusione la “Indagine conoscitiva sui Big Data” condotta congiuntamente dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Delibera n. 458/19/CONS), dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Indagine IC53) e dal Garante per la Protezione dei Dati Personali (Doc. Web n. 264204).

L’indagine, iniziata il 30 maggio 2017, era finalizzata alla individuazione di eventuali criticità connesse ai big data e alla definizione di un quadro di regole atto a promuovere e tutelare la concorrenza dei mercati nell’economia digitale, la tutela della privacy e del consumatore, nonché i profili di promozione del pluralismo nell’ecosistema digitale, anche al fine di individuare, ove necessario, forme di collaborazione per consentire a ciascuna Autorità il più efficace perseguimento dei rispettivi fini istituzionali in questa materia.

Il risultato raggiunto

Da tre prospettive diverse e complementari, l’indagine ha approfondito, anche attraverso audizioni e richieste di informazioni a imprese, associazioni di categoria ed esperti della materia, i cambiamenti derivanti dai Big Data sugli utenti che forniscono i dati, sulle aziende che li utilizzano e, dunque, sui mercati. Ciò anche al fine di cogliere appieno le possibili sinergie tra le tre Autorità e identificare gli strumenti più appropriati per eventuali interventi.

L’importanza crescente dei dati

Negli ultimi anni i dati hanno assunto importanza via via crescente nell’organizzazione delle attività di produzione e di scambio, a tal punto da poter essere considerati, oltre che la proiezione della persona nel mondo digitale, anche una risorsa economica a tutti gli effetti, anzi la risorsa di gran lunga più importante in molti settori.

Infatti, grazie agli avanzamenti nell’ambito dell’Information e Communication Technology (ICT), le organizzazioni tendono a raccogliere dati di qualsiasi tipo, ad elaborarli in tempo reale per migliorare i propri processi decisionali e a memorizzarli in maniera permanente al fine di poterli riutilizzare in futuro o di estrarne nuova conoscenza.

La crescita esponenziale del volume totale di dati creati

La creazione di dati sta seguendo un processo esponenziale: nell’anno 2018 il volume totale di dati creati nel mondo è stato di 28 zettabyte (ZB), registrando un aumento di più di dieci volte rispetto al 2011: si prevede che entro il 2025 il volume complessivo dei dati arriverà fino a 163 ZB. Questa espansione, guidata dall’affermazione delle piattaforme online, subirà un’ulteriore accelerazione con la connessione tra oggetti e le applicazioni 5G.

Verso le nuove sfide

In questo quadro si pongono nuove sfide: la centralità del dato, anche come bene economico e l’ importanza della sua tutela come diritto fondamentale della persona; l’impatto della profilazione algoritmica e delle piattaforme online  sul grado di concorrenza in vecchi e in nuovi mercati rilevanti; l’effetto del programmatic advertising sulla qualità dell’informazione e sulle modalità di diffusione e acquisizione della stessa; la tutela e la promozione del pluralismo online in un contesto informativo esposto a strategie di disinformazione e di hatespeech; la necessità di garantire trasparenza e scelte effettive al consumatore, con particolare attenzione alla tutela dei minori, in relazione alla consenso circa l’uso del proprio dato; la protezione del dato personale anche in ambiti non attualmente coperti dal GDPR; la definizione di politiche di educazione in relazione all’uso del dato.

Il GAFA(M), la neutralità delle informazioni e il potere di mercato

La necessità di individuare l’informazione realmente professionale.

Oggi le piattaforme informatiche svolgono un nuovo ruolo di facilitazione e di intermediazione tra cliente e venditore; questo, tuttavia, pone un problema di neutralità delle informazioni che vengono recepite dai rivenditori e che vengono utilizzate per la formazione dei prezzi. Dal punto di vista del business e del mercato si ha, pertanto, un passaggio da un modello lineare a uno stellare, con una ibridazione dei ruoli.  Il mutamento investe anche il “settore dell’informazione”, in quanto il canone dei criteri giornalistici e scientifici (funzione di gate-keeper, di critica oggettiva) paiono travolti e messi in crisi dalla rivoluzione digitale e informatica.

Nel 2018 è stato rilevato che tra le 10 maggiori imprese che operano nel settore dell’informazione e dell’editoria, le prime posizioni sono occupate da soggetti come Google e Facebook, che non sono nati come società editoriali. La presenza di nuove imprese sembra garantire il massimo pluralismo informativo; tuttavia, secondo gli esperti l’aumento delle fonti e delle informazioni non coincide con la loro qualità, che spesso è bassa o inesistente come nel caso delle fake-news.

Pertanto, per arginare un fenomeno di disinformazione e/o degrado della notizia è necessario individuare criteri idonei a distinguere l’informazione realmente professionale da quella che non lo è, altrimenti il rischio potrebbe essere quello di considerare qualsiasi post, notizia, immagine come fonte di informazione. Peraltro, non è raro il caso in cui una fake-news sia prodotta all’interno di un circuito editoriale “professionale”, allo scopo di generare attenzione e quindi traffico, o al fine di ottenere consenso politico o per fini economici, ovvero attirare investimenti pubblicitari grazie al traffico generato.

Il potere di mercato raggiunto da alcune grandi piattaforme (c.d. GAFA(M) – Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) nella fornitura dei servizi digitali è stato segnalato in audizione come un fenomeno in grado di stravolgere radicalmente le dinamiche concorrenziali di numerosi mercati, anche di quelli dove le stesse piattaforme non sono (ancora) attive. La disponibilità di enormi volumi di dati e la loro capacità di acquisirli, elaborarli e sfruttarli amplifica la gamma dei servizi che possono essere offerti a consumatori e imprese. Nel corso delle audizioni è stato altresì evidenziato come la continua espansione e diversificazione delle attività dei grandi operatori digitali renda difficile ipotizzare una possibile erosione, nel breve termine, di alcune posizioni di dominanza. Ciò anche in considerazione dei rilevanti effetti di rete che caratterizzano talune piattaforme multi-versante e della disponibilità di informazioni dettagliate sul comportamento dei consumatori.

La rivoluzione dell’economia digitale comporta peraltro che la competizione non si svolga più all’interno di un singolo mercato, bensì anche in mercati dove gli operatori digitali non sono ancora attivi ma in cui, grazie alla disponibilità dei Big Data e alla capacità di elaborarli, potrebbero agevolmente entrare e rapidamente “dominarli”. In alcuni casi, la creazione o il rafforzamento di potere di mercato derivano da fenomeni di crescita esterna: la crescente rilevanza assunta dai Big Data in alcuni settori suggerisce di porre particolare attenzione anche alle acquisizioni di natura conglomerale.

Come si struttura l’indagine

La presente Indagine conoscitiva è articolata in 5 capitoli e un capitolo conclusivo.

Il capitolo 1 introduce i temi oggetto dell’Indagine e fornisce una definizione e una descrizione delle caratteristiche dei Big Data.

Nel capitolo 2 vengono riportate le principali questioni emerse nel corso delle audizioni e dai contributi dei partecipanti all’Indagine e i riflessi sull’operatività delle imprese italiane.

Il capitolo 3 riporta le considerazioni dell’AGCOM su come il fenomeno dei Big Data incida nel settore delle comunicazioni elettroniche e dei media, nell’ecosistema digitale italiano.

Il capitolo 4 riferisce le valutazioni del Garante della privacy sul possibile impatto dei Big Data sul diritto alla protezione dei dati personali e sulle misure e cautele da adottare.

Il capitolo 5 pubblica le osservazioni dell’AGCM sull’utilizzo dei Big Data e le relative implicazioni di natura antitrust e di tutela del consumatore.

Conclusioni

Infine, nel capitolo finale sono descritte le linee guida e raccomandazioni di policy indirizzate al legislatore. Tra queste, l’impegno assunto dalle tre Autorità a definire un meccanismo di collaborazione permanente in relazione agli interventi e allo studio dell’impatto dei big data su imprese, consumatori e cittadini.

uspi

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