Dato il Trilogo previsto per il 6 dicembre sull’AI Act, la legge che dovrà regolamentare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nell’Unione Europea, esponenti degli ambienti della Ricerca e della Cultura si sono rivolti all’Italia lanciando una richiesta di cambio di posizione sul regolamento.
Le richieste
Circa duecento scienziati italiani e internazionali del settore di sviluppo dell’IA sono intervenuti in una lettera aperta, sostenendo che siano necessarie delle regole precise per quanto riguarda i “foundation model” (modelli fondativi) della Legge.
La lettera è stata firmata anche da sei istituzioni italiane, tra cui la Fondazione FAIR (Future Artificial Intelligence Research), e l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale.
L’IA, nelle vite di tutti, ha avuto un impatto importante e repentino.
Anche sotto il punto di vista lavorativo, l’Intelligenza Artificiale ha portato alla nascita di nuovi e potenti strumenti che stanno già rivoluzionando ogni settore.
La tecnologia è, però, nuova, e presenta criticità e pericoli che non sono stati ancora valutati sufficientemente.
Per questo, si ritengono necessarie delle regole chiare, che possano permettere al settore di svilupparsi in modo economicamente equo.
La mancanza di Leggi, infatti, porterebbe a un aumento del già presente monopolio delle grandi aziende sui modelli dell’IA.
Per questo, parlando dell’AI Act europeo, gli esperti hanno spronato l’Italia a sostenere le “previsioni sugli obblighi di trasparenza sulle fonti di contenuti con cui sono addestrati gli algoritmi dell’IA”.
L’autoregolamentazione, infatti, non può garantire un quadro di regole chiare ed efficaci e, per questo, è necessaria una Legge che indirizzi il settore.
Articolo di A.F.