Durante la riunione del Consiglio AGCOM del 22 maggio, 43 esponenti politici e 5 giornalisti hanno segnalato “una possibile violazione del Titolo VI, art. 30 della Delibera n. 90/24/CONS da parte della società Meta Platforms, Inc.” che è passata al vaglio dell’Autorità.
Nel comunicato stampa si legge, in particolare, che Meta ha implementato dal 2021 “policy mirate al controllo dell’informazione politica, sociale e civica che si tradurrebbe in alterazioni della visibilità dei contenuti nei confronti degli utenti delle piattaforme Facebook, Instagram e Threads”.
Le modalità con cui le modifiche delle policy di Meta avvengono risultano sconosciute, come segnalano i firmatari e, dunque, il Consiglio AGCOM è stato chiamato a rispondere all’esposto.
L’esito del Consiglio
In risposta alla segnalazione, l’Autorità ha deciso “di trasmettere una richiesta di informazioni e osservazioni in merito a quanto segnalato alla Società Meta Platforms Ireland Limited, ai sensi della Delibera n. 90/24/CONS relativa alle “Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia fissata per i giorni 8 e 9 giugno 2024”.
Infatti, l’articolo 30 della Delibera prevede l’obbligo per le piattaforme online di “assumere ogni utile iniziativa volta ad assicurare il rispetto dei principi di tutela del pluralismo della libertà di espressione, dell’imparzialità, indipendenza e obiettività dell’informazione”.
Dunque, il Consiglio ha assunto all’unanimità la decisione che l’Autorità, in qualità di Coordinatore dei Servizi Digitali (DSC) per l’Italia, trasmetterà la segnalazione e le informazioni provenienti dalla società Meta, non appena disponibili, alla Commissione europea.
A più riprese, l’Autorità italiana e la Commissione europea hanno segnalato violazioni da parte di Meta relative al controllo dell’informazione. Infatti, questa nuova segnalazione giunge dopo il procedimento avviato dalla Commissione europea lo scorso aprile per la presunta violazione da parte di Meta del Digital Services Act (DSA).
Articolo di T.S.