L’Unione europea ha introdotto la Global Minimum Tax del 15% per tutte le multinazionali che fatturano oltre i 750 milioni di euro in territorio Ue. La rivoluzione fiscale è entrata in vigore dal 1° gennaio 2024 per tutti gli Stati Membri, che l’hanno approvata all’unanimità dopo lunghi negoziati.
Il via libera a questa Direttiva segna un momento fondamentale verso l’equità fiscale internazionale e per la lotta all’evasione fiscale.
Prendendo in considerazione le normative sviluppate in ambito OCSE, adottate attraverso la Direttiva del Consiglio dell’Ue 2022/2523, l’Italia ha poi deliberato il Decreto Legislativo del 27 dicembre 2023, n. 209, integrando le disposizioni riguardanti l’imposta minima globale.
Principi e funzionamento della Tassazione minima
La tassa sarà imposta a tutte le imprese che superano i 750 milioni di fatturato e che pagano un’imposta sul reddito inferiore al 15%. Con questo provvedimento si vogliono limitare le opportunità di erosione della base imponibile e di trasferimento dei profitti.
Inoltre, è previsto il pagamento di tasse anche nei Paesi in cui le società generano profitti, e non solo nel luogo della sede legale, per tutte le imprese con fatturato sopra i 20 miliardi e una redditività che supera il 10%.
L’evasione fiscale è da molti anni un problema che affligge le casse degli Stati membri e dell’Europa. Questo anche perché Paesi come il Lussemburgo, Cipro e soprattutto l’Irlanda, hanno permesso alle Big Tech e grandi multinazionali di eludere tasse e controlli grazie al “dumping fiscale”, ossia la “corsa al ribasso”.
Le nuove regole, secondo il Commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, sono come “una nuova alba per la tassazione delle grandi multinazionali”. Sono 139 i Paesi che hanno approvato questa riforma a livello mondiale, tra cui Cina, USA, India e Russia, che insieme rappresentano il 90% del PIL mondiale.
La situazione fiscale
Nelle statistiche OCSE, pubblicate il 21 novembre scorso, viene mostrato come la tassazione delle grandi imprese internazionali rappresenta in media il 15,1% delle entrate fiscali nazionali nelle 116 giurisdizioni analizzate.
Nel biennio 2019/2020, l’OCSE ha rilevato la discrepanza tra il luogo delle attività economiche che genera fatturato e i profitti dichiarati. Globalmente le multinazionali applicavano pratiche di erosione della base imponibile e di trasferimento dei profitti.
Articolo di T.S.