ROMA (ITALPRESS) – “Il quadro macroeconomico prefigurato nella Nadef è nel complesso plausibile anche se leggermente ottimistico, in particolare alla luce dei più recenti sviluppi interni e internazionali” ma “permangono, per l’attività produttiva, non trascurabili rischi al ribasso. La realizzazione delle previsioni di crescita è inoltre legata alla piena attuazione del Pnrr”. Lo ha detto Sergio Nicoletti Altimari, capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, nel corso di un’audizione sulla Nadef nelle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.
“L’elevato rapporto tra il debito pubblico e il PIL è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per fare fronte a possibili futuri shock avversi, espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari, aumenta il costo del debito per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese”.
“La crescita vivace osservata nel primo trimestre è stata seguita, nel secondo, da una contrazione del prodotto superiore alle attese, determinata soprattutto dal calo degli investimenti, specie in costruzioni. L’attività ha risentito della flessione della manifattura e dell’interruzione della fase espansiva nel settore dei servizi. Le informazioni disponibili indicano che la debolezza dell’attività economica sarebbe proseguita anche nel trimestre appena concluso”, ha sottolineato Nicoletti Altimari.
“In Italia, l’inflazione si è gradualmente ridotta negli ultimi mesi, anche al netto delle componenti più volatili. Quella complessiva si è collocata al 5,7% in settembre, un valore ancora elevato, anche se pari a circa la metà del picco raggiunto un anno fa – ha proseguito -. Dovrebbe continuare a scendere nei prossimi mesi, con il progressivo venire meno degli effetti diretti e indiretti dei passati rincari dei prezzi energetici e a mano a mano che la restrizione di politica monetaria si trasmette all’economia”.
“L’elevato rapporto tra il debito pubblico e il PIL è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per fare fronte a possibili futuri shock avversi, espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari, aumenta il costo del debito per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese”.
“La crescita vivace osservata nel primo trimestre è stata seguita, nel secondo, da una contrazione del prodotto superiore alle attese, determinata soprattutto dal calo degli investimenti, specie in costruzioni. L’attività ha risentito della flessione della manifattura e dell’interruzione della fase espansiva nel settore dei servizi. Le informazioni disponibili indicano che la debolezza dell’attività economica sarebbe proseguita anche nel trimestre appena concluso”, ha sottolineato Nicoletti Altimari.
“In Italia, l’inflazione si è gradualmente ridotta negli ultimi mesi, anche al netto delle componenti più volatili. Quella complessiva si è collocata al 5,7% in settembre, un valore ancora elevato, anche se pari a circa la metà del picco raggiunto un anno fa – ha proseguito -. Dovrebbe continuare a scendere nei prossimi mesi, con il progressivo venire meno degli effetti diretti e indiretti dei passati rincari dei prezzi energetici e a mano a mano che la restrizione di politica monetaria si trasmette all’economia”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).