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“Non dobbiamo essere condizionati dal passato ma dobbiamo proiettarci in una nuova azienda, in un nuovo mondo, in una nuova era, ma bisogna anche riorganizzare le istituzioni, lo Stato, la macchina pubblica, non possiamo cambiare solo noi imprenditori – ha aggiunto Capobianco – Lo Stato non ci deve vedere come antagonisti ma come parte integrante, lavorando insieme. Va bene aprire subito i tavoli ma si deve andare oltre con un accordo permanente mettendo al centro lo sviluppo e l’esigenza dell’impresa”.
Sull’importanza della velocità dell’arrivo degli aiuti è d’accordo il presidente della Conferenza delle Regioni e presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: “Ora dobbiamo lavorare sui miliardi in arrivo dall’Europa, dobbiamo essere bravi a spenderli, il paese non ha bisogno di una politica infinita di bonus ma ha bisogno di investimenti”.
Il deputato di Italia Vivia, Gennaro Migliore, ha ribadito che “la prevenzione e la sicurezza dei cittadini è indispensabile ma si deve intervenire anche sui settori economici andati in maggiore difficoltà, c’è bisogno di una politica di investimenti e di una politica che faccia ripartire il paese”.
Si sente nel paese la forte volontà di riprende attività e sviluppare nuove iniziative di impresa. “In Italia non ci sono grandi gruppi forti della moda come troviamo in Francia” ha ricordato l’imprenditore Santo Versace “fare dei gruppi italiani sarebbe molto importante, questo non vale solo per la moda, avere un’economia con grandi gruppi, avere un’economia forte, è molto importante”.
Per una ripartenza del made in Italy passaggio fondamentale è quello delle esportazioni: “Il patto per l’export è un’iniziativa importante che mette a fattor comune tutta la capacità di sistema del paese” ha spiegato Carlo Maria Ferro presidente Agenzia Ice “la risposta deve andare nella direzione più digitale e più focus sulle piccole e medie imprese”.
Per il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano “va riformato il titolo V della Costituzione su varie materie, per quanto riguarda le competenze internazionali delle regioni penso che il problema sia legato ad un problema di qualità umana. Abbiamo avviato un lavoro di integrazione affinchè la conferenza delle regioni sieda alla cabina di regia per l’internazionalizzazione”.
(ITALPRESS).