Dopo il New York Times, anche il Financial Times rivela la sua ricetta per la creazione del giornale economico-finanziario, digitale e cartaceo, tra i più antichi e letti nel mondo.
In un’intervista a La Repubblica, il direttore del noto quotidiano inglese, Roula Khalaf ha spiegato: “L’obiettivo è sempre lo stesso, produrre la migliore informazione possibile, ma la differenza è che ora dobbiamo pensare prima al web e poi al giornale cartaceo, e che oggi sappiamo, grazie ai data, chi sono e cosa vogliono i lettori”.
Una visione che cambia quindi con la digitalizzazione del mondo e del giornalismo in particolare. Un nuovo modo di approcciarsi all’informazione e alla notizia, con il conseguente stravolgimento della creazione dei contenuti, tenendo conto della nuova modalità di fruizione dell’informazione da parte degli utenti finali. Infatti, commenta Khalaf “oggi i lettori sono divisi in due gruppi. Uno è completamente digitalizzato. L’altro è la generazione ancora attaccata alla carta: gente che segue le news su siti e piattaforme mobili, ma vuole lo stesso qualcosa dai giornali cartacei, la spiegazione delle notizie, il commento, l’analisi, per la quale può aspettare anche il giorno dopo. In generale e in particolare al Financial Times, inoltre, bisogna distinguere fra i lettori dei giorni feriali e quelli del weekend. Abbiamo lettori che non comprano il giornale cartaceo dal lunedì al venerdì, ma lo comprano il sabato, magari per leggerlo a letto e condividere gli inserti in famiglia”.
Anche all’interno della redazione cambia il modo di lavorare e di gestire le notizie che giungono, cercando quindi un’integrazione fra carta e web. “Nella nostra redazione voglio che tutti pensino per prima cosa al digitale. La stragrande maggioranza dei nostri lettori, circa un milione di abbonati, sono online, perciò dobbiamo dare la precedenza al web”. La stessa direttrice del Financial Times analizza il cambio di paradigma nel mondo dell’informazione e come il suo stesso giornale si sia adatto e modificato per essere sempre più al passo con i tempi. Si parte dal web per produrre il giornale cartaceo. “In passato succedeva il contrario: all’inizio dell’era digitale cercavamo di tradurre il giornale di carta in prodotto digitale. Ora voglio portare questa svolta ancora più avanti, producendo storie specificatamente per il digitale”.
La struttura interna del FT si avvale di “un gruppo di redattori che lavorano sul cartaceo, con il compito di estrarre dal digitale quello che è particolarmente adatto alla carta. Ma viene prima il web. Ciò che per me rimane importante, nel cartaceo, è la prima pagina: perché è l’espressione del nostro brand. C’è ancora interesse per la prima pagina, so che certi direttori non le danno più attenzione ma io voglio ancora vederla prima che il giornale vada in stampa”.
Ma il monito rimane lo stesso: “Attraverso questo processo, in cui il digitale ha la preminenza, non bisogna trattare l’edizione cartacea come se fosse di seconda classe. La produzione delle due facce del giornale, web e carta, è differente, ma la qualità è la stessa e l’organizzazione giornalistica è una sola. Così ormai quando parlo del FT, non dico più “il giornale” o “il sito”, dico ‘l’organizzazione giornalistica’”.
Khalaf sulla questione che riguarda la fine dei giornali cartacei risponde chiaramente, ma con prudenza, facendo una distinzione tra giorni feriali ed il weekend: “Penso che di sicuro esisterà ancora l’edizione cartacea nel weekend del Financial Times. All’inizio della pandemia ho cominciato a chiedermi per quanto continuerà a esistere l’edizione dei giorni feriali, ma mi sembra che abbiamo affrontato bene la tempesta. Siamo un’industria in continua evoluzione. Predire se o quando finirà il cartaceo dipende dai risultati economici. Certo siamo affezionati alla carta. È l’espressione più potente del nostro brand. Spero dunque che fra dieci anni avremo ancora un giornale di carta dal lunedì al venerdì. E sono sicura al 100 per cento che lo avremo nel weekend”.