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Tuttavia, fin dal primo sopralluogo all’interno dell’abitazione, sarebbero emersi seri dubbi in ordine all’attendibilità della versione fornita dall’arrestato. In particolare, l’attenzione degli investigatori si è concentrata sullo strumento che sarebbe stato utilizzato per commettere il suicidio, del tutto inadeguato a sostenere il peso del corpo della donna; successivamente, sarebbero stati acquisiti elementi significativi di un’accesa pregressa conflittualità fra i due, dovuta a dissidi economici connessi alla gestione di un centro medico.
L’esame autoptico ha poi confermato che la causa del decesso non era da individuarsi nell’impiccagione, quanto, piuttosto, nello strangolamento preceduto da colluttazione.
L’arrestato è, inoltre, indagato per avere provocato lesioni personali gravi ad una donna, medico del 118, intervenuta sul luogo del delitto, responsabile, agli occhi dell’uomo di non avere sottoposto, alcuni giorni prima, a trattamento sanitario obbligatorio la moglie, pur avendo la vittima, sempre secondo il resoconto interessato del marito, manifestato segni di squilibrio mentale.
(ITALPRESS).