Dagli ultimi dati, presentati anche da Comscore nel “mercoledì degli editori” del 3 giugno scorso, i dispositivi mobile sono i device più utilizzati per la navigazione e durante il lockdown hanno avuto un boom per quanto riguarda la scelta del dispositivo per accedere a internet e ai contenuti online, ma non se si guarda alle vendite.
Infatti, gli analisti di Counterpoint hanno registrato un calo importante del mercato italiano degli smartphone, che nel primo trimestre ha registrato un netto -21% nelle vendite su base annua. Secondo l’indagine, si tratta del risultato peggiore riportato in Europa; nel Vecchio Continente da gennaio a marzo le vendite di smartphone sono diminuite del 7% su base annua, con Samsung che mantiene la leadership (ma la sua quota scende dal 31 al 29%), Apple al secondo posto, crescendo di un punto percentuale scavalca Huawei piazzandosi al secondo posto con il 22%. Huawei passa invece dal 23 al 16% e scivola in terza posizione.
A guadagnare del calo europeo di Huawei è principalmente Xiaomi, che registra una crescita del 145% nel trimestre, Xiaomi è infatti passata dal 4 al’11% di quota di mercato.
L’Italia, in ogni caso, registra il calo maggiore rispetto agli altri Paesi europei per quanto riguarda la vendita di device mobili: il Regno Unito ha subito un calo dell’8%, in Germania la flessione è stata dell’11%, in Francia le vendite di smartphone sono diminuite del 9%, mentre in Russia la flessione è stata contenuta all’1%.
La riflessione quindi, avviata durante lo scorso “mercoledì degli editori”, risulta realistica. Il nostro Paese appare in ritardo rispetto alla gestione delle infrastrutture, della copertura di rete e anche per quanto riguarda la diffusione dei device (pc, tablet, smartphone). Questa pandemia e il consequenziale spostamento online della maggior parte delle attività (come scuola e lavoro) ha portato alla luce una reale difficoltà italiana nella gestione di tali nuovi (o forse no) sistemi.
È necessario un lavoro specifico, coordinato con le istituzioni, per migliorare la situazione nazionale in tal senso, con particolare attenzione al mondo dell’editoria e del giornalismo, fortemente colpito da questa pandemia, soprattutto a causa del crollo verticale dell’advertising.