ROMA (ITALPRESS) – “Partiamo con il dire, che se si ripartira’ dal 3 maggio, con tutto il rispetto per le prescrizioni sanitarie, si complica la vita per tutti i settori economici. Sia per chi ha chiuso prima, che per chi si e’ fermato il 23 marzo”. Non ha dubbi Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, parlando con Italpress dell’annuncio del premier Conte alle parti sociali sul rinvio al 3 maggio della fine del lockdown per l’emergenza coronavirus. “Stavamo lavorando con Patuanelli sulle modalita’ con cui riaprire, vorra’ dire che avremo tre settimane per affinare di piu’ i criteri”, scherza Fumagalli, che pero’ non nasconde le molte preoccupazioni legate alla pandemia Covid-19 per le 700.000 imprese iscritte a Confartigianato, che rappresentano il 50% di un mondo, quello degli artigiani, che coinvolge 3 milioni di addetti in Italia e 1,35 milioni di imprese.
Il rinvio delle aperture si somma infatti ai dubbi legati alle ultime misure contenute nel cosiddetto Decreto Liquidita’ pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. A partire dalla tempistica. “L’hanno pubblicato ieri, ora c’e’ Pasqua, e il 16 le aziende dovrebbero avere la certezza di aver registrato un calo del 33% del fatturato a marzo di quest’anno rispetto a marzo 2019, per aver ottenere il rinvio del pagamento delle imposte. Chiediamo che questo termine, se le chiusure andranno a maggio, slitti al 30 aprile, anche perche’ se il calo e’ inferiore a un terzo si rischia una sanzione per omesso pagamento”, spiega Fumagalli.
Il provvedimento “risponde a una delle esigenze, a un’urgenza e necessita’ delle imprese, bisogna pero’ anche consentire al circolo economico di non interrompersi. Chi puo’, paghi i fornitori. Quando abbiamo chiesto liquidita’ era perche’ bisogna far girare il motore dell’economia al minimo, senza fermarlo. Non bisogna interrompere il circuito ordinario dei pagamenti”.
Inoltre, se il lockdown proseguira’, secondo Confartigianato le nove settimane di cassa integrazione previste dai decreti non basteranno piu’. “Il calcolo partiva dal 23 febbraio, ma gli ammortizzatori serviranno anche dopo il 3 maggio, non pensiamo che il tutto riparta. Le filiere produttive sono da riorganizzare”, aggiunge il segretario generale, criticando anche le modalita’ di erogazione dei fondi. “Lo Stato garantira’ al 100%, senza controlli di sorta, solo i prestiti fino a 25.000 euro, anche se l’Europa ha dato un via libera per queste operazioni per un importo fino a 800.000 euro. In Italia abbiamo calcolato, come tetto massimo il 25% per 100.000 euro di fatturato, che pero’ e’ troppo poco, speravamo si ragionasse su un quarto di 400.000 euro”, spiega Fumagalli.
(ITALPRESS).
Il rinvio delle aperture si somma infatti ai dubbi legati alle ultime misure contenute nel cosiddetto Decreto Liquidita’ pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. A partire dalla tempistica. “L’hanno pubblicato ieri, ora c’e’ Pasqua, e il 16 le aziende dovrebbero avere la certezza di aver registrato un calo del 33% del fatturato a marzo di quest’anno rispetto a marzo 2019, per aver ottenere il rinvio del pagamento delle imposte. Chiediamo che questo termine, se le chiusure andranno a maggio, slitti al 30 aprile, anche perche’ se il calo e’ inferiore a un terzo si rischia una sanzione per omesso pagamento”, spiega Fumagalli.
Il provvedimento “risponde a una delle esigenze, a un’urgenza e necessita’ delle imprese, bisogna pero’ anche consentire al circolo economico di non interrompersi. Chi puo’, paghi i fornitori. Quando abbiamo chiesto liquidita’ era perche’ bisogna far girare il motore dell’economia al minimo, senza fermarlo. Non bisogna interrompere il circuito ordinario dei pagamenti”.
Inoltre, se il lockdown proseguira’, secondo Confartigianato le nove settimane di cassa integrazione previste dai decreti non basteranno piu’. “Il calcolo partiva dal 23 febbraio, ma gli ammortizzatori serviranno anche dopo il 3 maggio, non pensiamo che il tutto riparta. Le filiere produttive sono da riorganizzare”, aggiunge il segretario generale, criticando anche le modalita’ di erogazione dei fondi. “Lo Stato garantira’ al 100%, senza controlli di sorta, solo i prestiti fino a 25.000 euro, anche se l’Europa ha dato un via libera per queste operazioni per un importo fino a 800.000 euro. In Italia abbiamo calcolato, come tetto massimo il 25% per 100.000 euro di fatturato, che pero’ e’ troppo poco, speravamo si ragionasse su un quarto di 400.000 euro”, spiega Fumagalli.
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