Per informarsi online ormai ci sono molteplici strumenti, come i video sui social, le inchieste a fumetti, le ricerche personalizzate, le spiegazioni enciclopediche.
Ecco perché secondo la direttrice ricerca e sviluppo della app Quartz, Emily Withrow, questo “sarà l’anno in cui elimineremo gli articoli di notizie”. Lo afferma nella ricerca della fondazione per il giornalismo Nieman Lab di Harvard: “Quest’anno ritireremo l’articolo come elemento predefinito del giornalismo. Ha funzionato per un bel po’, ma ormai è una reliquia della distribuzione, dell’audience e dei modelli di introiti che non funzionano più come prima. Un approccio unico non funziona più”, continua Withrow.
Un’affermazione azzardata che sicuramente non riuscirà a vedere la sua realizzazione nel 2020, ma che senza ombra di dubbio privilegia e dà maggiore centralità a “formati più dinamici che mettano l’individuo al centro della storia e del prodotto giornalistico”.
La ricercatrice è convinta che le organizzazioni giornalistiche più lungimiranti scarteranno gli articoli perché è fondamentale “capire meglio le esigenze mutevoli delle persone nel corso della giornata e adattare le storie e la selezione delle storie a quei momenti. In questo modo si migliora la reputazione migliorando l’approccio. Il pubblico imparerà a fidarsi di più di noi perché ci impegneremo in maniera trasparente a servirlo meglio, e resteremo in ascolto”.
La fidelizzazione del lettore passerà quindi per un cambiamento drastico, secondo la ricercatrice, che però permetterà di creare un rapporto diretto con il giornale e quindi con i contenuti dello stesso. “I nostri lettori si sentiranno parte del processo, più che parte del prodotto”.
Si tratta di una trasformazione radicale per il mondo del giornalismo e dell’informazione in generale, solo il tempo saprà dirci se le previsioni di Quartz saranno state lungimiranti o forse troppo avanguardistiche. Di sicuro, allo stato attuale delle cose, nessun giornale italiano è realmente pronto ad abbandonare il caro formato degli articoli. È innegabile che video, foto e altri formati digitali sono spesso preferiti da molti lettori, soprattutto giovani, ma è un discorso che non rispecchia ancora la realtà, che è invece lontana anni luce dall’eliminazione del testo giornalistico puro e semplice.