Nei giorni scorsi si è tenuto, nell’ambito del Meeting di Rimini un incontro dal titolo “Notizie false e giornalismo di pace”.
Il messaggio giunto nei giorni scorsi dal Meeting di Rimini, in occasione dell’incontro “Notizie false e giornalismo di pace” (intitolato come il messaggio di Papa Francesco per la “Giornata mondiale delle comunicazioni sociali”), è quello che sono sempre più necessarie professionalità e capacità di relazione per promuovere un giornalismo al servizio della persona, al fine di favorire la comprensione reale delle notizie, senza fomentare disinformazione e logiche conflittuali.
A introdurre il tema “Fake news e giornalismo di pace” è stato il moderatore dell’incontro Alessandro Banfi, giornalista e direttore Mediaset. “Il meeting – ha esordito Banfi – riesce sempre a cogliere l’attualità dei temi più dibattuti oggi. L’informazione è diventata oramai, utilizzando le parole di Bauman, uno dei sociologi più importanti dei nostri tempi, un “pulviscolo” in cui la notizia non conta più”.
Sono poi intervenuti quali relatori Lucio Brunelli, direttore giornalistico di Tv2000 e InBlu Radio, Bruno Mastroianni, giornalista, scrittore e social media manager, Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, e Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire.
A suggerire una strada per aiutare i lettori digitali a districarsi nel flusso quotidiano di news è Mastroianni: “oltre al cane da guardia della democrazia e al segugio che fiuta le notizie, il giornalismo deve scoprire la funzione del cane-pastore, quello che aiuta il pubblico a vedere le notizie, a capire come interpretarle e a orientarsi nel disordine informativo quotidiano. Un compito che non si può chiedere solo ai giornalisti, che pure devono pensarci, ma che deve essere svolto anche da altre realtà come gli istituti di cultura, le università e le scuole”
“Un compito che – secondo Piccinini, direttore di Fanpage.it – spetta anche alle famiglie, dove occorre trovare in primis spazi di discussione e di riflessione su temi che circolano in rete. Per quanto riguarda il mondo dell’informazione digitale, servono giornalisti che siano vicini alle notizie, perché la prossimità è sempre una garanzia alla verità, ed è l’architrave su cui si regge il web”.
Infine, Tarquinio, direttore di Avvenire, ha ricordato che: “Negli ultimi dieci anni sono scomparse oltre il 40% delle testate periodiche e quotidiane nel nostro Paese, una strage di pluralismo. Ne sono nate altre online, è vero, ma assistiamo a una distruzione di pluralità delle voci e ci sono molti colleghi sbattuti fuori dalle redazioni che vivono e lavorano da soli, senza più quella possibilità di lavoro comunitario che è il sale della nostra professione. L’isolamento porta all’isterilimento e questo vale tanto più per la nostra professione, dove quelli che dovrebbero fare informazione al servizio degli altri si ritrovano soli e più condizionabili. Il tutto in uno scenario di nascenti “oligopoli” che controllano tutto, i canali di comunicazione così come le centrali di produzione delle notizie, e vediamo che questi vanno a coincidere non più con imprenditori puri dell’informazione, ma con centri di potere propriamente detti. Come si osserva nel caso delle inchieste in corso riguardanti grandi potenze sulla scena mondiale che utilizzano gli strumenti di comunicazione di massa per portare altre nazioni dove non vogliono andare”.
Tarquinio è convinto che: “del giornale ci sarà sempre bisogno, anche per costruire la nuova “piazza digitale” che non sia solo luogo di passaggio delle ire, presunzioni e solitudini, ma un luogo di riflessione e costruzione. Per fare questo occorre pazienza e speranza”.
“Avvenire – ha aggiunto il suo direttore – prova a dare voce ogni giorno a quella parte di realtà che raramente viene raccontata, ma che costituisce il tessuto più vero del mondo in cui viviamo”.
“Il giornale – ha concluso – continua ad essere uno strumento a disposizione di chi vuole essere informato, strumento senza del quale saremmo tutti più poveri”.
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