Indice mondiale della libertà di stampa 2021: il giornalismo è bloccato in più di 130 Paesi

Reporter senza frontiere (RSF) ha presentato  l’annuale ‘Indice della libertà di stampa mondiale’.

L’indagine  mostra che il giornalismo è completamente o parzialmente bloccato nel 73% dei 180 paesi classificati dall’organizzazione.

L’Italia si conferma al 41/o posto. 

Il Rapporto

“L’indice 2021 della libertà di stampa mondiale”, ha  valutato la situazione della libertà di stampa in 180 paesi e territori.

Lo studio mostra che il giornalismo è totalmente bloccato o seriamente ostacolato in 73 paesi e limitato in altri 59, che insieme rappresentano il 73% dei paesi valutati.

Questi paesi sono classificati come aventi ambienti “pessimi”, “cattivi” o “problematici” per la libertà di stampa e sono identificati di conseguenza in nero, rosso o arancione sulla mappa della libertà di stampa mondiale.

La più ‘virtuosa’ resta la Norvegia, che mantiene il primo posto per il quinto anno consecutivo davanti a Finlandia Svezia, tornata terza a scapito della Danimarca (4/a, -1),

L’Italia si conferma al 41/o posto.

I dati dell’Indice

I dati dell’Indice riflettono – in confronto all’anno precedente – un drammatico deterioramento nell’accesso delle persone alle informazioni e un aumento degli ostacoli alla copertura delle notizie.

La pandemia da coronavirus è stata utilizzata come motivo per bloccare l’accesso dei giornalisti a fonti di informazione e reportage sul campo.

Il Rapporto segnala che i giornalisti trovano sempre più difficile indagare e segnalare storie sensibili, soprattutto in Asia, Medio Oriente ed Europa.

21st Annual Edelman Trust Barometer

Il barometro dell’Edelman Trust del 2021 rivela un livello inquietante di sfiducia del pubblico nei confronti dei giornalisti, con il 59% degli intervistati in 28 paesi che afferma che i giornalisti cercano deliberatamente di fuorviare il pubblico segnalando informazioni che sanno essere false.

In realtà, sottolinea il documento, il pluralismo giornalistico e l’informazione rigorosa servono a combattere la disinformazione e le “infodemie”, comprese le informazioni false e fuorvianti.

Ecco la situazione nei vari continenti:


Europa e America

L’Europa e le Americhe ( Nord, Centro e Sud) continuano ad essere i continenti più favorevoli alla libertà di stampa.

Le Americhe hanno registrato il peggioramento maggiore nel punteggio di violazioni regionali (+ 2,5%).

L’Europa ha registrato un notevole deterioramento dell’indicatore “Abusi”, con atti di violenza più che raddoppiati nell’Unione Europea e nei Balcani, a fronte di un deterioramento del 17% a livello mondiale.

Gli attacchi contro giornalisti e gli arresti arbitrari sono aumentati in Germania (13 °), Francia (34 °), Italia (41 °), Polonia (-2 ° posto al 64 °), Grecia (-5 ° al 70 °), Serbia (93 °) e Bulgaria (-1 ° posto al 112 ° ).

Africa

Sebbene ci sia stato un minor deterioramento del punteggio “Abusi” in Africa, continua ad essere il continente più violento per i giornalisti e la pandemia Covid-19 ha alimentato l’uso della forza per impedire ai giornalisti di lavorare.

In Tanzania (124 °), il presidente John Magufuli ha definito il virus una “cospirazione occidentale”, suggerendo che la Tanzania lo avesse tenuto a bada “con la forza della preghiera”. Ha imposto un blackout informativo sulla pandemia prima della sua morte nel marzo 2021.

Asia e Pacifico

Nella regione Asia-Pacifico, il “virus della censura” si è diffuso oltre la Cina, in particolare a Hong Kong (80 °), dove la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino minaccia gravemente i giornalisti.

L’Australia (+ 1 al 25 ° posto), ha sperimentato una variante inquietante: in risposta alla proposta di legislazione australiana che richiede alle aziende tecnologiche di rimborsare i media per i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme di social media, Facebook ha deciso di vietare ai media australiani di pubblicare o condividere contenuti giornalistici sul proprio portale.

Europa orientale e Asia centrale

La regione dell’Europa orientale e Asia centrale

 (EECA) ha mantenuto la penultima posizione nelle classifiche regionali, in parte a causa degli eventi in Bielorussia (meno 5 al 158 °), dove i giornalisti sono stati sottoposti a una repressione senza precedenti nel tentativo di coprire le massicce proteste di piazza in risposta al contestato risultato delle elezioni presidenziali.

Medio Oriente e del Nord Africa

Non si sono verificati cambiamenti significativi nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), che ha mantenuto l’ultimo posto nelle classifiche regionali.

In Algeria (146 °) e Marocco (-3 ° posto al 136 °), il sistema giudiziario è utilizzato per aiutare a mettere a tacere i giornalisti. 

Mentre i paesi più autoritari del Medio Oriente – Arabia Saudita (170 °), Egitto (166 °) e Siria (+ 1 ° al 173 ° ) – hanno approfittato della pandemia Covid-19 per rafforzare i loro metodi per imbavagliare i media e per riaffermare il loro monopolio su notizie e informazioni.

In questa regione, ancora la più dura e pericolosa per i giornalisti, la pandemia ha aggravato i problemi che da tempo affliggono la stampa, già in agonia.

L’indicatore globale di RSF

L’indicatore globale di RSF – la sua misura del livello di libertà dei media in tutto il mondo – è solo dello 0,3% inferiore nell’Indice 2021 rispetto al 2020.

Tuttavia, la stabilità relativa dello scorso anno non dovrebbe distogliere l’attenzione dal fatto che si è deteriorata del 12% da quando questo indicatore è stato creato nel 2013.

Le parole di Deloire, Segretario Generale di RSF

Il giornalismo è il miglior vaccino contro la disinformazione. -ha detto il Segretario Generale di RSF Christophe Deloire –  Purtroppo la sua produzione e distribuzione sono troppo spesso bloccate da fattori politici, economici, tecnologici e, a volte, anche culturali. In risposta alla viralità della disinformazione sulle piattaforme digitali e tramite i social media, il giornalismo fornisce il mezzo più efficace per garantire che il dibattito pubblico si basi su una vasta gamma di fatti accertati”.