La lettera è indirizzata all’ONU, alla comunità internazionale e alle organizzazioni per i diritti umani e di sostegno dei media.
150 giornalisti afgani hanno invitato le organizzazioni mondiali a proteggere loro e le loro famiglie.
La lettera aperta
Giornalisti, cameraman e fotografi afgani in una lettera aperta hanno invitato le Nazioni Unite, la comunità internazionale, le organizzazioni per i diritti umani e le organizzazioni che sostengono i media a proteggerli dalle minacce.
La lettera è stata pubblicata sabato e firmata da 150 giornalisti e riportata ieri da Tolo News.
L’esortazione
«Considerando le crescenti sfide e minacce che devono affrontare gli operatori dei media, nonché le loro famiglie e proprietà, esortiamo le Nazioni Unite e i Paesi cui fanno parte ad agire per salvare le nostre vite e le nostre famiglie», si legge nella lettera.
Vivere nell’incertezza e nella paura
«In questo momento cruciale, il mondo invece di guardare deve agire per salvare le nostre vite e quelle delle nostre famiglie», ha affermato il giornalista Ahmad Navid Kawosh.
«Viviamo nell’incertezza. Non sappiamo cosa accadrà a noi e al nostro futuro. I paesi del mondo devono ascoltare la nostra voce», ha affermato il giornalista Rafiullah Nikzad.
«Il destino di numerosi giornalisti non è noto. I talebani dovrebbero lasciare lavorare il personale femminile dei media perché la maggior parte di loro è l’unico capofamiglia per le loro famiglie», ha detto Nazifa Ahmadi, una giornalista donna.
Tre giornalisti afgani erano tra le vittime degli attacchi all’aeroporto internazionale di Kabul giovedì scorso.
Nessuna risposta
Secondo alcuni, nessuna fonte ufficiale sta rispondendo alle richieste dei media.
«La situazione per i media è preoccupante. Nessuno ci sta rispondendo e questa situazione ha creato molti ostacoli ai giornalisti», ha affermato Ehsanullah Sahak, caporedattore di Kabul News.
Le donne escluse dalla informazione
Al contrario, continua da parte dei talebani l’instaurazione in Afghanistan di un “regime retrogrado e punitivo” – scrive Primaonline – nei confronti soprattutto delle donne.
L’ultima misura in questo senso è il divieto di «voci femminili» nelle radio e televisioni di Kandahar. Lo riporta il sito India Today.
Vietata anche la musica
E, nei giorni scorsi, i talebani hanno vietato la musica «perché proibita dall’Islam». È recente la notizia dell’uccisione di un popolare cantante folk.
Monito dell’Ordine dei giornalisti
Nel frattempo, come riportato in un precedente articolo di questo Notiziario, l’OdG lancia un monito ai media in difesa dei profughi afgani in Italia: “È più che mai necessario in questo momento di accoglienza dei profughi afghani che giungono in Italia in fuga dal loro Paese adottare la scrupolosa osservanza della Carta di Roma, che tutela la privacy dei rifugiati e dei migranti”.