Giornalismo, Bartoli insiste sulla necessità di nuovi canali di accesso

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti (OdG), Carlo Bartoli, è tornato nuovamente sul nodo dell’accesso alla professione giornalistica. Il rinnovamento delle strutture del giornalismo è cruciale per sviluppare il settore e permetterne una continua crescita in termini economici e di qualità.

Le dichiarazioni

In occasione di un convegno a Roma Bartoli ha presentato l’argomento a partire dal problema della profittabilità delle aziende. C’è necessità di sottrarsi alla dittatura degli OTT (Over the Top), che ad oggi assorbono l’85% delle pubblicità online. L’idea è quindi destinare più risorse a chi punti su assunzioni e innovazione, trasferendo le risorse dagli OTT alle testate. “L’Italia destina all’informazione la quota minore di Pil in Europa“, ha infatti sottolineato il Presidente. Questi investimenti dovrebbero invece aumentare e incentivare, nel giornalismo, nuovi modelli di business che non siano “pigri”.

Il riferimento è alle fake news, ormai sempre più diffuse anche tra i grandi player nonostante siano malviste da gran parte della popolazione. I giornalisti più responsabili e seri ne vengono danneggiati: proprio per questo devono sapersi innovare e “accettare la sfida del cambiamento“.

Lo strumento scelto per affrontare il problema è la professionalizzazione del settore. Secondo Bartoli infatti bisogna saper fare “tutto e meglio”: ad oggi si può diventare giornalisti professionisti con la terza media. “Questo non va bene”, ha commentato il Presidente: perciò ha chiesto ancora una volta al Parlamento di intervenire sulla struttura giuridica della professione. I canali di ingresso dovrebbero essere diversificati e più qualificati più per permettere una migliore evoluzione del mondo giornalistico.

Una visione forte

L’accesso alla professione è un tema affrontato più volte da Bartoli. Già lo scorso anno, in una lunga intervista rilasciata a Professione Reporter, aveva evidenziato l’urgenza di un cambiamento nel giornalismo. “Abbiamo bisogno di riscrivere le regole della professione giornalistica, di conseguenza anche quelle dell’Ordine”, aveva sostenuto con forza. Diversi i temi toccati: precarietà, calo dell’occupazione, sostegni a chi assume, settore digitale. Importante anche le questioni dei nuovi profili giornalistici, dell’accesso, della disciplina e dell’etica.

L’obiettivo era, ed è, quello di andare a ridefinire le forme della professione giornalistica e il perimetro che le delinea.

Articolo di C.C.