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Fair share, 20 telco chiedono contributi alle big tech

Le più grandi aziende di telecomunicazioni sottoscrivono un appello chiedendo all’Ue l’obbligo per le big tech a pagare un “equo contributo” ai fornitori di servizi.

Gli OTT sono infatti pesanti generatori di traffico dati sulle reti in banda ultralarga e ne traggono molti vantaggi per i quali però non pagano e non contribuiscono con investimenti.

I firmatari e il loro appello

I CEO di Tim, Vodafone, BT, Orange e Deutsche Telekom sono solo alcuni degli Amministratori di telco europee che hanno firmato la lettera d’appello.

“L’Europa deve agire per proteggere il suo futuro digitale”, mettono in chiaro le grandi società. 

Quello che chiedono non è solo un contributo “equo e proporzionato” alle big tech per sostenere i costi delle infrastrutture di rete, ma anche una revisione della politica generale sul tema. 

“Gli investimenti futuri sono sotto forte pressione ed è necessaria un’azione normativa per garantirli”, avvertono i venti firmatari.

In caso di mancati investimenti, gli “ambiziosi obiettivi per il decennio digitale 2030” europeo non potranno essere garantiti, come le infrastrutture digitali sostenibili, una trasformazione digitale delle imprese e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

I numeri del settore

L’Ue ha stimato che gli investimenti necessari per incontrare i target stabiliti dalla Europe’s Digital Decade Policy Program si aggirano intorno ai 174 miliardi di euro.

“Attualmente, il settore delle telecomunicazioni non è abbastanza forte per soddisfare tale domanda, con molti operatori che a malapena coprono i costi del capitale”, avvertono i CEO delle telco.

“Allo stesso tempo, il traffico dati è cresciuto in modo incessante a un tasso medio del 20-30% all’anno, principalmente guidato da poche grandi aziende tecnologiche. Questa crescita continuerà, ma nelle attuali condizioni probabilmente non si tradurrà in un corrispondente ritorno sugli investimenti”. 

Rispettare la Net Neutrality

“Le nuove tecnologie aumenteranno le richieste sull’infrastruttura di rete sottostante, aumentando ulteriormente i costi”. 

Questo è il problema principale, che va a minare l’obiettivo finale, ossia “garantire un accesso illimitato a Internet per gli utenti finali”. 

La lettera dei CEO si conclude con un appello: “riformare gli attuali approcci normativi obsoleti (e ancora in gran parte nazionali) che hanno finora deluso l’idea di un vero mercato unico delle telecomunicazioni. L’opportunità è vasta ma senza cambiamenti, la Ue rischia di non riuscire a soddisfare le proprie ambizioni politiche e, con queste, le maggiori esigenze dei suoi cittadini e dell’industria, restando ancora più indietro rispetto ai suoi concorrenti su scala globale”.

Articolo di T.S.

uspi

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