Meta ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per risolvere la class action che accusa Facebook di aver consentito a società terze di accedere ai dati personali degli utenti.
Il caso risale a 6 anni fa e sembrerebbe coinvolgere circa 87 milioni di utenti.
È la proposta di transazione più grande mai raggiunta in una class action sulla privacy dei dati negli Stati Uniti. È anche la cifra più alta che il colosso americano abbia mai dovuto pagare per risolvere un’azione legale.
Lo scandalo ha inizio nel 2018 quando The Guardian e New York Times pubblicano articoli che accusano il social di Zuckerberg.
In particolare, genera scalpore il caso di Cambridge Analytica che avrebbe utilizzato la piattaforma social per profilare politicamente gli iscritti, e i loro parenti e amici, con l’obiettivo di influenzarne l’orientamento politico.
La fonte è proprio un ex dipendente che ha spiegato il meccanismo utilizzato dalla piattaforma e dalle società implicate.
Attraverso l’App “Thisisyourdigitallife”, a cui è possibile iscriversi tramite il proprio profilo Facebook, la società inglese ha avuto accesso a milioni di Big Data.
La profilazione è stata efficace ed ha influenzato drasticamente le elezioni del presidente americano Donald Trump nel 2016.
Sembrerebbe, inoltre, che la stessa strategia sia stata utilizzata per le elezioni inglesi della Brexit.
Articolo di L.L.
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