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10 Stati USA denunciano Google per condotta anticoncorrenziale nella pubblicità online, in accordo con Facebook

Prosegue la battaglia contro gli OTT a causa del loro monopolio sulla pubblicità online.

Dopo l’azione dell’Antitrust sulla raccolta dati e sulle pratiche di ricerca, condotta dal Dipartimento di giustizia americano, ora è il turno della pubblicità. Ben dieci Stati americani fanno causa, in questo caso a Google, per comportamento anticoncorrenziale: i querelanti accusano la società di gestire un monopolio illegale per il controllo della pubblicità e di essersi accordata con Facebook per tagliare fuori i rivali dal mercato. 

Dal 2017, infatti, la società di Mark Zuckerberg sarebbe diventata la nuova rivale di Google e per questo le due aziende hanno avviato una serie di accordi con lo scopo di ridimensionare la competitività di FB, in cambio di un trattamento di favore nelle aste pubblicitarie gestite da Google.

Big G avrebbe ricavato 37 miliardi di dollari dalla pubblicità online, solo nell’ultimo trimestre. Per questo Texas, Arkansas, Indiana, Kentucky, Missouri, Mississippi, South Dakota, North Dakota, Utah e Idaho, mercoledì scorso hanno denunciato il colosso della Silicon Valley per abuso del suo monopolio nella tecnologia per la raccolta pubblicitaria online.

Il Golia di internet ha usato il suo potere per manipolare il mercato, distruggere la concorrenza e danneggiare voi, i consumatori”, ha tuonato Ken Paxtron, procuratore generale del Texas, sul suo profilo Twitter. “Google ha ripetutamente usato il suo potere di monopolio per controllare i prezzi” sottolineando come il colosso di Mountain View abbia “eliminato la concorrenza e si è incoronata regina della pubblicità online”.

“Ci difenderemo con determinazione in tribunale dalle accuse infondate mosse dal Procuratore Generale Paxton, che ha proceduto ignorando i fatti”, così ha commentato un portavoce di Google. “Abbiamo investito in servizi di ‘ad tech’ all’avanguardia che aiutano le aziende e creano benefici per i consumatori. I prezzi degli annunci digitali sono diminuiti nell’ultimo decennio e con loro anche le tariffe ad tech stanno calando, sono inferiori alla media nel settore. Sono i tratti distintivi di un settore altamente competitivo”.

Irene Vitale

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