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USA, l’occupazione giornalistica è diminuita di quasi un quarto, in meno di 10 anni

Studio anni 2007/2017. Il calo maggiore nei giornali di carta.

L’occupazione nelle redazioni negli Stati Uniti continua a diminuire, soprattutto a causa della perdita di posti di lavoro nei giornali cartacei. E anche se le testate di origine digitale hanno riscontrato un aumento dell’occupazione, non sono stati aggiunti abbastanza posti di lavoro per compensare le recenti perdite nel settore dei media. Lo riporta uno studio del Pew Research Center, a firma di Elizabeth Grieco, basato sui dati del Bureau of labor Statistic americano.

(Infografica ripresa dal sito PewResearch)

Dal 2008 al 2017, – riporta lo studio – l’occupazione nelle redazioni USA è diminuita del 23%. Nel 2008, erano circa 114.000 gli addetti ai lavori – giornalisti, fotografi e videografici – che lavoravano nei cinque settori che producono notizie: giornali, radio, televisione, TV via cavo e “altri servizi di informazione”. Nel 2017, tale numero è sceso a circa 88.000, con una perdita di circa 26.000 posti di lavoro.

Questo calo dell’occupazione è stato determinato principalmente dal settore dei i giornali tradizionali. I dipendenti delle redazioni sono diminuiti del 45%: da circa 71.000 lavoratori nel 2008 a 39.000 nel 2017.

Tra i cinque settori media presi in esame, la crescita notevole del lavoro si è verificata solo nel settore delle testate digitali. Dal 2008, il numero di dipendenti delle redazioni native digitali è aumentato del 79%: da circa 7.400 lavoratori a circa 13.000 nel 2017. Questo aumento di circa 6.000 posti di lavoro totali, tuttavia, non è riuscito a compensare la perdita di circa 32.000 posti di lavoro dei giornali di carta, durante lo stesso periodo.

(Infografica ripresa dal sito PewResearch)

 

I dati sul lavoro nelle redazioni televisive sono rimasti relativamente stabili, rimanendo a circa 28.000 tra il 2008 e il 2017. Anche nella televisione via cavo l’occupazione è rimasta relativamente stabile, a circa 3.000 posti nello stesso periodo.

Al contrario, le redazioni radiofoniche hanno perso circa un quarto (27%) dei dipendenti, passando da circa 4.600 nel 2008 a circa 3.300 nel 2017. Lo studio del Pew Research Center pone la radio subito dietro ai giornali come industria con il maggior declino, sebbene il totale il numero di posti di lavoro persi è 25 volte inferiore alla perdita nel settore della carta stampata.

(Infografica ripresa dal sito PewResearch)

La crisi del settore dell’informazione e la trasformazione del lavoro giornalistico, nel periodo esaminato, hanno provocato anche cambiamenti nel ‘peso’ che i diversi settori hanno, all’interno dell’industria dei media, in base ai giornalisti impiegati. I giornali ‘classici’ rappresentano sempre la fetta più grossa, ma dal 62% del 2008 sono passati al 45%. A fronte di una valenza pressoché invariata della radio (ferma al 4%), la tv via cavo ha registrato una lieve crescita, passando dal 2 al 3%. Crescite più nette invece per i broadcaster tv e il mondo digital: i primi sono passati dal 25 al 33%, il secondo dal 6 al 15%.

(Foto in alto: una scena del film Citizen Kane – Quarto potere, di Orson Welles, 1941 – Pubblico dominio, da wikimedia.org)

uspi

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