L’introduzione di un fondo straordinario per l’editoria nella legge di bilancio significa che il governo vuole tornare a investire”, ha sottolineato il sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles.
Il 20 dicembre scorso, è stato presentato agli addetti ai lavori e a tutto il pubblico interessato lo studio ‘Il sostegno all’editoria nei principali Paesi dell’Europa’, curato dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio, al cui vertice c’è Giuseppe Moles, coadiuvato dal Capo dipartimento Ferruccio Sepe.
Dagli approfondimenti sviluppati nel Dossier in relazione ai vari Paesi membri, si evince che in tutta Europa, l’editoria gode di un sostegno pubblico, erogato con modalità differenti e l’Italia si iscrive perfettamente nel contesto europeo, né più né meno degli altri Paesi.
Tra gli Stati che contemplano contributi diretti, l’Italia è in quinta posizione (una fascia medio-bassa della classifica) per quanto riguarda l’incidenza delle risorse sul Pil, al di sotto della Francia.
La Germania e il Regno Unito, invece, concentrano le proprie risorse in interventi indiretti (agevolazioni di natura fiscale).
Lo studio governativo smentisce coloro i quali disegnano (“una vulgata falsa” e delegittimante, secondo Moles) il nostro Paese come quello che spende di più a sostegno dell’editoria. Così nel rapporto tra popolazione e risorse delle misure dirette, le risorse pro capite vanno dai 9,59 euro della Danimarca agli 0,09 euro. Con l’Italia penultima con 1,49 euro.
Dalla ricerca emerge che gli Stati europei sono propensi non solo a mantenere i contributi messi in campo nel corso della pandemia. Ma anche ad ampliarli a causa della gravità dell’impatto economico sul settore.
Il capo del Dipartimento dell’Editoria, Ferruccio Sepe, sottolinea: “Tutti i Paesi hanno un’Iva agevolata per il settore editoriale. E in molti casi c’è una forte differenza con l’Iva ordinaria”.
“L’istituzione di un fondo straordinario a sostegno dell’editoria nella manovra – spiega Moles – significa che il governo vuole tornare a investire sul settore. Che ritiene un bene primario”.
Anzi – è l’auspicio del sottosegretario – ”la mia speranza è che non solo si possano tutelare le imprese. Ma anche consentire a queste ultime di creare nuova occupazione”.
“Sono sempre più convinto che la corretta e giusta informazione sia un bene necessario e assoluto, un bene che deve essere difeso, tutelato, sostenuto e aiutato a crescere. – è il pensiero di Moles – Una corretta informazione è un bene primario di una democrazia liberale”.
Sulle misure da adottare in un percorso di rilancio del comparto, Moles sottolinea che, se da un lato questo dossier conferma che “non abbiamo nulla da imparare dagli altri Paesi”, dall’altro “non è detto che si debba per forza seguire ancora il loro esempio”.
E’ un esplicito riferimento al recepimento della normativa europea sul copyright, che vede l’Italia rappresentare un unicum.
“Il punto di partenza è la tutela del pluralismo”, conclude Moles alla fine della presentazione del dossier. Con questo studio “si è ritenuto utile fornire uno strumento con un raffronto con la situazione negli altri stati europei per dare dati certi e inequivocabili alla discussione”.
(Foto in alto: Giuseppe Moles, da www.informazioneeditoria.gov.it)
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