Nuovo Report Agcom su disinformazione online e falsa percezione delle notizie

Il nuovo rapporto dell’AGCOM, “Percezioni e disinformazione. Molto ‘razionali’ o troppo ‘pigri’?” si aggiunge a numerose Indagini Conoscitive e studi sull’argomento, a conclusione di un lungo lavoro sulle piattaforme digitali e sistema dell’informazione, cominciato nel 2016.
“Il Rapporto, quindi, nasce dall’esigenza di dare completezza al quadro conoscitivo, che in una prima fase dell’Indagine ha delineato le principali caratteristiche dell’offerta di informazione e di disinformazione” si legge nell’Introduzione del nuovo studio condotto in collaborazione con SWG.

“Negli ultimi anni, infatti, la comunità scientifica ha posto grande attenzione allo studio dei processi di scelta degli individui, che sono divenuti un tema di crescente interesse da parte di diversi ambiti disciplinari […]” quindi si è rivelato fondamentale analizzare come anche nel contesto dell’informazione il processo decisionale del singolo individuo aiuti a capire in che modo consuma l’informazione e “quando quest’ultima si declina in disinformazione”.

Di conseguenza, il Rapporto si pone l’obiettivo di comprendere “come gli individui reagiscano rispetto a contenuti di informazione di qualità differente, quindi come valutino l’affidabilità delle notizie che ricevono, in che misura siano in grado di riconoscere contenuti di disinformazione”.

Un dato già noto riguarda come la provenienza geografica, il livello di istruzione e la condizione socioeconomica influiscano sulle percezioni e sul riconoscimento di notizie false. Inoltre, nel contesto informativo, sono presenti ulteriori elementi che condizionano la capacità dell’individuo di leggere e comprendere correttamente una notizia, come il grado di tecnicità con cui è scritta e la sua appartenenza ad argomenti di interesse dell’individuo.

“Nel consumo di disinformazione online, e nella propagazione dei relativi contenuti, assumono rilievo i processi mentali degli individui e in particolare le distorsioni cognitive, le reazioni emotive e i processi cognitivi automatici. Questi sono sollecitati non solo dal contesto di fruizione delle piattaforme online, ma anche dal modo in cui sono costruiti gli stessi contenuti di disinformazione”.

La sovrapposizione di questi elementi, produce un effetto di chiusura degli utenti rispetto ai modelli di consumo delle notizie. Nonostante online ci siano una pluralità di fonti differenti, ciò non porta l’utente ad “un’apertura a punti di vista diversi ma piuttosto a un ripiegamento degli stessi in echo chamber” (fenomeno di “camera dell’eco” che consiste nella perdita di visione sui punti di vista differenti).

Il dato più importante del Report, mostra come circa il 60% degli italiani risultano avere una falsa percezione “in relazione a fenomeni misurabili in senso oggettivo”, che riguardano tipologie diverse di contenuti.

Cosa comporta questo per la tenuta di un sistema democratico? “Una società in cui la disinformazione si innesta su false percezioni della realtà rischia di diventare più vulnerabile e gli effetti della disinformazione rischiano di amplificarsi, indebolendo la capacità del cittadino di formarsi opinioni autonome”.

“L’importanza dei processi cognitivi degli individui nel consumo di informazione diviene, quindi, centrale per comprendere sia le dinamiche di consumo, sia la diffusione della disinformazione online e i possibili strumenti per contrastare il fenomeno”.

Nelle conclusioni dell’Indagine Conoscitiva, l’AGCOM suggerisce delle possibili linee di intervento che ovviamente sottolineano l’importanza fondamentale dell’informazione di qualità, che possa realmente rispondere al bisogno e al diritto del cittadino di essere correttamente e completamente informato al fine di costruire “una libera e consapevole opinione”.