Quelli presentati da Nielsen ieri, sono i dati sul mercato pubblicitario italiano non ancora duramente intaccato dall’emergenza coronavirus. Si tratta infatti di stime riferite al mese di febbraio 2020, quando ancora il Covid-19 non aveva stravolto il mercato e l’economia del nostro Paese.
Nel secondo mese di questo -per ora- turbolento 2020, gli investimenti pubblicitari in generale sono (o forse meglio dire erano) in crescita: +4,1%, rispetto allo stesso periodo del 2019, portando la raccolta nel bimestre a +3,7%. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search, social, classified (annunci sponsorizzati) e dei cosiddetti “Over The Top” (OTT), l’andamento nel periodo gennaio – febbraio si attesta a 0,8%.
In particolare, quotidiani e periodici mostrano valori sempre di segno negativo per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria: i primi hanno perso il -8,7%, e in generale il -6,7% se si considera il periodo cumulato gennaio-febbraio; calo più drastico per i periodici che nel singolo mese registrano il -15,4% e nel il bimestre il -12,2%.
Il web invece continua il suo andamento positivo con una crescita del +9,7% nel primo bimestre dell’anno (+4,8% se si considera il solo perimetro Fcp AssoInternet).
Per quanto riguarda i settori merceologici, distribuzione e telecomunicazioni registrano crescite importanti, rispettivamente del +42% e del +14,7%. In calo invece il settore dei media e dell’editoria, con il -12,5% nel primo bimestre del 2020.
Alberto Dal Sasso, AIS managing director di Nielsen commenta: “C’è un pre e c’è un post Covid19 anche nel mercato della comunicazione pubblicitaria: il virus rappresenta una linea che, come per tutte le altre grandezze macroeconomiche, segna una pietra di confine tra come eravamo e come saremo, tra come comunicavano le aziende e come lo faranno”.
Poi aggiunge che “storicamente il dato di febbraio è indicativo di un trend che si consolida con il primo semestre dell’anno. Oggi invece ci troviamo a commentare una situazione che il mercato non sta già più vivendo”.
Cronaca di un crollo già verificato che analizzeremo meglio con i dati dei mesi successivi, quelli in cui il virus è effettivamente arrivato a stravolgere le nostre vite e il nostro sistema economico.