Intelligenza artificiale: mettiamo un punto

Cominciamo dalla definizione di autocoscienza data dall’Enciclopedia Treccani: “autocosciènza s. f. [comp. di auto-1 e coscienza]. – 1. Nel pensiero filosofico, coscienza di sé, consapevolezza del proprio esistere e del proprio agire, non come oggetto, cioè effetto di cause, ma in quanto entità soggettiva, desiderosa e capace di spiegazioni causali della realtà e di sé stessa; più in partic., e con altro senso, nella filosofia idealistica, coscienza razionale che l’io ha di sé come soggetto di pensiero nella riflessione filosofica, come principio della conoscenza ma anche della realtà”.

Risulta a qualcuno che l’Intelligenza Artificiale (IA) possa sviluppare autocoscienza? Se la risposta è no, allora gran parte delle discussioni che vengono fatte rappresentano qualcosa di inutile che ci fa perdere molto tempo. Si tratta di uno strumento che l’uomo utilizza.

Certo non è mai capitato che un sistema di IA mi mandasse al diavolo perché non aveva tempo, aveva i suoi problemi, doveva andare a fare una visita, era già fidanzata o faceva il tifo per il Catanzaro (giusto per fare un esempio).

Quindi, d’ora in poi parliamo di cose serie: dell’utilizzo che vien fatto dell’IA e dei suoi limiti ma non astrattamente etici. Dovremo parlare di monopolio, di disinformazione, di vera e propria criminalità. Senza premettere il timore che la macchina possa sostituire l’uomo: la sciocchezza, per non dire di peggio, del XXI secolo.