Il segreto di Netweek: l’informazione territoriale

Netweek raggruppa 67 testate periodiche diffuse in sei regioni e punta tutto sulla capillarità dell’informazione locale.

Il circuito di media locali che fa capo a Netweek spa, editore iscritto alla nostra U.S.P.I., Unione Stampa Periodica Italiana, conta: 67 testate di informazione locale distribuite ogni settimana in 600mila copie nelle edicole di sei regioni (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Veneto e Toscana); 43 edizioni digitali diffuse in abbonamento; 34 quotidiani online con 7,5 milioni di utenti unici e oltre 17 milioni di pagine viste al mese; 5 periodici mensili e 7 speciali, 5 prodotti editoriali realizzati per conto terzi. Alla società fanno capo 600 giornalisti, tra assunti (circa un centinaio con contratto di lavoro giornalistico Uspi-Fnsi) e collaboratori, uno staff di un centinaio di persone (tra grafici, informatici e amministrativi) e 130 agenti monomandatari che lavorano in 44 sedi periferiche.

Netweek spa, società quotata dal 2000 al mercato telematico di Borsa italiana, ha fatturato nel 2018 circa 30 milioni di euro. «Fino al 2018 la società ha attraversato una fase di ristrutturazione finanziaria con un concordato preventivo e un aumento di capitale di 16 milioni di euro. Questa operazione ha comportato una serie di costi che hanno pesato sul conto economico del 2018, quindi sull’utile, pur prevedendo un margine operativo positivo; anche in conseguenza di una serie di interventi sulla struttura dei costi editoriali e generali ci aspettiamo che, a partire dal 2019, si cominci a generare una redditività che porti in equilibrio la società» ha dichiarato Alessio Laurenzano, presidente e amministratore delegato di Netweek.

Alla ricapitalizzazione avviata nel 2016 non hanno partecipato i vecchi azionisti di Dmail Group, come in precedenza si chiamava Netweek, ed è arrivata una nuova compagine azionaria. La proprietà ora fa capo alla D.Holding della famiglia Farina che, tradizionalmente impegnata nella stampa e nell’editoria, ha deciso che questa fosse la linea di attività sulla quale concentrarsi.

«Un modello di business che funziona ancora» dichiara ancora il manager «A mio parere, molti sono più interessati a leggere giornali che parlano del proprio territorio che testate nazionali, anche perché le notizie che riguardano l’Italia e il mondo le possono avere dalla televisione o collegandosi al web. Non a caso il tasso di mantenimento del lettorato di testate radicate nel territorio come le nostre è molto alto“.

Il modello di Netweek si basa sulle vendite in edicola e sulla pubblicità, oltre che su una serie di servizi di comunicazione integrata multicanale per fornire a terzi contenuti e consulenza.

Non tutti i giornali del circuito sono controllati da Netweek, alcuni appartengono a realtà in cui la società  è in minoranza, ma tutte le testate vengono stampate dalle rotative dello stabilimento della LitoSud a Pessano con Bornago.

Come precisa Laurenzano, i tre anni e mezzo del percorso di ristrutturazione sono stati accompagnati anche da alcune iniziative di sviluppo, in particolare nel digitale: «Nel 2018 sono state poste le basi per un’integrazione carta-web, prima inesistente. E’ stato adottato un modello diverso da quello della maggioranza degli editori, stando bene attenti a non cannibalizzare le notizie pubblicate sulle edizioni tradizionali. Probabilmente, avere una periodicità settimanale ci ha favoriti. Infatti, abbiamo riservato gli approfondimenti alle testate in edicola, lasciando la cronaca al web. Inoltre, abbiamo dei portali che coprono le province dove noi siamo presenti con più testate cartacee e, quindi, possono essere più facilmente alimentati quotidianamente dalle stesse redazioni dei periodici».

Alla fine dello scorso anno Netweek aveva 29 portali operativi e altri 5 sono stati registrati nei primi tre mesi del 2019.

Netweek spiega che pur con l’avvento di Internet e dei vari social media, il lavoro del giornalista locale è rimasto ancorato “al marciapiede”. «Le notizie, soprattutto quelle più interessanti e che ti danno un plusvalore, si possono raccogliere solo stando a contatto con la gente; il cronista, quindi, deve coltivare rapporti diretti con le istituzioni locali, conoscere il sindaco, l’assessore, il parroco, i carabinieri della stazione locale, deve essere vicino agli imprenditori del posto, ma anche ai sindacati. I suoi interlocutori arrivano a identificarlo con il giornale stesso che lui rappresenta. Il giornalista dei periodici locali deve avere un particolare senso della notizia. In una piccola comunità sono di grande importanza anche fatti che a livello nazionale potrebbero sembrare poco rilevanti. È diverso il suo modo di lavorare, deve recarsi sul posto dove si verifica l’evento, fare le foto e il video, raccogliere le testimonianze, cercare di parlare con tutti i soggetti coinvolti». La peculiarità del gruppo Netweek è la penetrazione nel territorio.

Ai settimanali vengono allegati mensilmente magazine verticali dedicati alla cucina, alla casa, alla salute, ai motori e, nella stagione estiva, a giochi e passatempo. Inoltre, le singole testate escono periodicamente con prodotti gratuiti come la “Guida ai ristoranti”, editata da 15 anni, “Le imprese si raccontano”, volumi con le storie delle aziende dei singoli territori, e “Monza GP”, pubblicato in occasione del Gran Premio d’Italia di Formula 1. Iniziative offerte ai lettori come occasioni di approfondimento e a gli inserzionisti come opportunità di maggiore visibilità. Ogni prodotto viene disegnato per ogni singola testata, circa 600 speciali ogni anno, e rappresenta una voce importante di ricavo perché consente di effettuare una segmentazione per tipo di clientela.

L’amministratore delegato Laurenzano paragona Netweek a un agglomerato di 67 piccole aziende a cui negli ultimi anni si sono aggiunte 34 microaziende costituite dai portali Internet: «sono 101 realtà diverse per storia, per gestione, per capacità di attrarre lettori e per il peso che ognuna ha sulle entrate pubblicitarie. Per quanto riguarda la struttura delle entrate: due terzi del totale viene dalla pubblicità, su cui il web pesa per il 12%, un terzo dall’edicola. L’accelerazione della parte commerciale è stata recentemente favorita dalla scelta di avere un unico brand, “Netweek”, e di promuoverlo. In precedenza si puntava sulle singole testate, magari anche forti, ma abbiamo guadagnato introducendo il marchio sotto tutte le testate per far capire che apparteniamo a un unico circuito. Ci possiamo presentare anche a possibili clienti di livello più alto rispetto alle Pmi, che costituiscono la nostra clientela tipo. La grande maggioranza dei nostri 25mila clienti investe meno di mille euro. Partiamo dal piccolo esercizio commerciale fino ad arrivare a soggetti importanti come Esselunga. Lavoriamo per mantenere tutto il portafoglio Pmi ma stiamo rafforzando anche il versante dei grandi clienti».

La struttura commerciale punta all’offerta di una serie di diversi servizi: oltre alla pubblicità tabellare e ai pubbliredazionali, Netweek si propone come ufficio stampa e organizzatrice di eventi, come già avviene in occasione di tutte le aperture di nuove sedi di Burger King in Italia, inoltre, realizza prodotti specifici ritagliati sul singolo cliente, come i fumetti con Mister Green per le multiutility per parlare di energia.

E’ allo studio una riorganizzazione societaria. «Puntiamo a una semplificazione che ci permetta di ridurre il numero delle società editoriali, attualmente 19» – annuncia Laurenzano – «L’obiettivo è di arrivare a due società editoriali divise per aree regionali e passare da due ad un’unica concessionaria di pubblicità. Noi pensiamo a un rilancio, si può fare per crescita interna, ma per accelerarlo bisogna pensare ad acquisizioni. Tutte le settimane ricevo telefonate da qualche piccolo editore che vorrebbe vendere, ma le pretese avanzate sono lontane dalla realtà attuale. Bisogna avere pazienza, ma contiamo, prima dell’estate, di rendere nota al mercato qualche novità».