“No al diritto all’oblio per chi si è macchiato di reati gravi e la cui vicenda giudiziaria si sia da poco conclusa e sia ancora di interesse pubblico”. Questa la motivazione del Garante della Privacy data alla richiesta di deindicizzazione di alcuni articoli recenti presentata da un uomo condannato a due anni di reclusione per detenzione di materiale pubblicato da Al-Qaida che aveva scontato la sua pena.
Il richiedente, nel richiamo l’Autorità per la Protezione dei dati personali, aveva chiesto di ordinare a Google la rimozione dai risultati di ricerca di 18 URL collegati ad articoli che riportavano la notizia di un suo arresto avvenuto nel 2019 nel Regno Unito per possesso di informazioni ritenute utili a commettere o preparare un atto terroristico.
A suo dire, avendo ormai interamente scontato la pena ed essendo rientrato in Italia, la permanenza in rete di tali notizie gli avrebbe impedito di ricostruirsi una nuova vita e di trovare lavoro e poter così fronteggiare le responsabilità familiari.
“Nel rigettare la richiesta, il Garante ha ricordato che non si può procedere alla deindicizzazione di informazioni recenti quando a prevalere è l’interesse generale alla reperibilità delle notizie a causa della gravità delle condotte poste in essere dall’interessato”, si legge nella nota sul sito del Garante.
Il fatto, quindi, è avvenuto poco tempo fa e la vicenda giudiziaria si è conclusa velocemente. Questo però non qualifica le informazioni come risalenti nel tempo, né tantomeno prive di interesse pubblico.
“Sappiamo che questi modelli sono sempre più complessi, ma vogliamo che l’esperienza di interazione diventi…
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