Dati e Ricerche

Global Innovation Index: Italia avanza, ma resta in coda

La Wipo, World Intellectual Property Organization, prende ogni anno in esame 132 Paesi e ne analizza la propensione all’innovazione. Nel Global Innovation Index 2023, l’Italia si classifica 26esima.

Rispetto allo scorso anno, il nostro Paese guadagna due posizioni (nel 2022 era 28esima), ma rimane comunque in coda a tutti gli Stati più sviluppati del G7 e dell’Europa.

I parametri della classifica

La Wipo stila il suo Global Innovation Index ogni anno secondo 80 indicatori raggruppati in 7 categorie. 

Le sette categorie riguardano: investimenti per la ricerca e lo sviluppo, la concorrenza del mercato locale, le infrastrutture, l’investimento statale per istituzioni scientifiche, la stabilità politica e la sicurezza, la creazione di marchi e design industriale e la quantità di domande di brevetto e l’aumento della produttività del lavoro.

La rappresentazione italiana presso l’Onu di Ginevra commenta la posizione italiana riconoscendo un “miglioramento di due posizioni rispetto all’anno passato”, ma anche le criticità da risolvere

“La classifica conferma, da un lato, il posizionamento dell’Italia tra la leadership globale in termini di diversificazione dell’industria nazionale, nonché di sviluppo dell’innovazione soprattutto nel design industriale. D’altro canto, il rapporto individua margini di miglioramento per la nostra economia, soprattutto in relazione alla capacità di attrazione di investimenti diretti esteri”.

La classifica della Wipo

L’Italia ottiene un rating di 46,6 punti, registrando un 0,5 punti in più rispetto alla classifica del 2022. 

Segue Malta (25°) e precede Cipro (27°), ma è la Svizzera (67,6 punti), la Svezia (64,2 punti) e gli Stati Uniti (63,5 punti) che guadagnano il podio. 

Il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani, indica l’attrazione dei capitali come uno snodo fondamentale per migliorare l’innovazione in Italia. “Come dice anche il Rapporto dobbiamo migliorare nella capacità di attrarre capitali esteri. Per farlo, aumentando anche quelli privati nazionali e mettendoli al servizio anche dell’innovazione, dobbiamo però incrementare la capacità di gestione manageriale e di fare sistema delle nostre aziende”.

Articolo di T.S.

uspi

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