Bufera in atto sulle elezioni per il rinnovo degli organi di rappresentanza dell’Ordine dei Giornalisti. Inizialmente le votazioni erano state rimandate causa Covid-19, spiegando l’impossibilità di recarsi a votare. Si aspettavano quindi condizioni sanitarie meno precarie per svolgere le elezioni triennali.
Alcuni Ordini regionali (in particolari quelli di Veneto, Toscana, Sardegna, Umbria, Trentino Alto Adige, Liguria, Molise, Puglia, Lazio e Valle d’Aosta) si sono però opposti al rinvio delle elezioni, sostenendo che “in un momento di grave difficoltà per l’informazione e per la nostra professione, l’Ordine nazionale dei giornalisti deve essere messo in condizioni di piena operatività con il rinnovo degli organi di rappresentanza alla scadenza prevista dalla legge. Come presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti riteniamo che vada respinta qualunque ipotesi di slittamento di queste elezioni. Ma c’è chi punta a creare incertezza, cercando senza alcuna valida motivazione di rinviare il voto”, si legge nel documento firmato dagli Ordini regionali. Diciassette presidenti, aggiungono i firmatari, “hanno deciso di rispettare la legge convocando regolarmente le elezioni. Il rispetto della legge istitutiva dell’Ordine, la scrupolosa osservanza delle regole della democrazia non sono valori negoziabili, tanto più se il rischio è un indebito prolungamento della permanenza negli organi di rappresentanza. Una situazione che costituirebbe una anomalia nel vasto panorama degli ordini professionali”.
Qualche giorno fa quattro componenti dell’Esecutivo, tra cui la vicepresidente e il segretario nazionale, si sono dimessi in dissenso con il presidente nazionale e qualche giorno fa anche il Ministero della Giustizia è intervenuto sulla faccenda invitando “ad adoperarsi in ogni modo per rendere possibili le operazioni elettorali, rispettando la cadenza temporale prevista dal legislatore e dettando le modalità ritenute più opportune al fine di garantire la piena tutela della salute dei propri iscritti e del personale impiegato per le relative incombenze”. Per il Dicastero, infatti, non è possibile impedire le elezioni, a causa dell’autonomia degli ordini, a meno che non intervenga “l’eventuale introduzione di una apposita normativa per la fase emergenziale […] che precluda la possibilità di svolgere operazioni elettorali”.
Si dovrebbe quindi arrivare al voto il più presto possibile, considerando anche la riapertura, negli ultimi mesi, della maggior parte delle attività socio-economiche del Paese.
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