Il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali è intervenuto sui tema dei contributi pubblici all’editoria.
Dopo le anticipazioni del Sottosegretario all’editoria Vito Crimi, anche il Vice Presidente Luigi di Maio (M5S) ha esposto le proprie opinioni sul futuro dei finanziamenti pubblici al settore editoriale. E lo ha fatto in una intervista rilasciata al mensile Forbes Italia, la cui edizione cartacea sarà diffusa a fine settembre.
Riportiamo alcune dichiarazioni rese dall’On. Di Maio e riportate su vari siti specialistici:
«Il finanziamento pubblico ai giornali già è stato ridotto ma vogliamo ridurlo il più possibile e investire nei progetti giovani, però senza creare dipendenza. – ha detto Di Maio – Cioè se dei giovani stanno facendo una start up sul giornalismo gli diamo i fondi per incoraggiare il progetto, per andare a regime, stabilizzarsi sul mercato e poi fargli prendere il largo».
«Credo che il finanziamento pubblico come lo intendiamo noi – ha insistito il Vice Premier – possa servire a disintossicare le imprese editoriali dalla politica e garantire una fase di stabilizzazione sul mercato».
«La questione dei giornali ha a che fare con la democrazia. Nel senso che negli anni il contributo pubblico che è stato dato soprattutto alle grandi testate, secondo noi, ha condizionato la libertà di queste testate. Il problema è: se un giornale è letto è perché quel giornale piace e quindi il lettore è l’azionista principale. Se in questo meccanismo entra il finanziamento pubblico diretto allora, a quel punto, chi è l’azionista? Il lettore o chi ha erogato il finanziamento?» – ha sottolineato il Ministro che poi ha avvisato: «Oggi il quotidiano cartaceo è la lettura preferita del mondo politico, non del cittadino. Leggono il giornale i dirigenti del ministero, ma soprattutto i livelli alti, perché i giornali si sono messi in testa di orientare più la linea politica del Paese che raccontare i fatti. Credo che il finanziamento pubblico come lo intendiamo noi possa servire a disintossicare le imprese editoriali dalla politica e garantire una fase di stabilizzazione sul mercato».
Ma non solo giornali nell’intervista di Forbes: anche Rai, lavoro e start up.
A proposito della Rai, prima di qualsiasi progetto di privatizzazione, c’è bisogno di renderla competitiva, farne ‘un prodotto appetibile’.
«I media convenzionali” – ha affermato Di Maio – dovranno creare contenuti. Rai Fiction non deve produrre solo le fiction per la Rai ma deve produrre e vendere a tutte le piattaforme digitali del mondo perché in Italia abbiamo un know how e un’esperienza che ci consentono di creare ottimi prodotti».
«Dobbiamo prepararci a quello che dicono Bill Gates, Mark Zuckerberg e Richard Branson e convertire le figure professionali che servono. Per esempio avremmo bisogno di tanti ragazzi che vengono dagli istituti tecnici preparati ad usare i macchinari di industria 4.0 e non li abbiamo», ha sottolineato il Vicepresidente del Consiglio.
Ed infine ha fatto un annuncio: «Da settembre, qui al Ministero, facciamo partire un fondo d’investimento di venture capital per le startup innovative che metta insieme investitori privati e Casse di previdenza dei professionisti che hanno fondi disponibili. Un fondo garantito che crea redditività e loro investono, modello Macron in Francia. Molte startup hanno creato delle innovazioni – ha concluso Di Maio – e le hanno brevettate all’estero perché in Italia costa troppo. Una delle cose che voglio fare è proprio abbassare i costi dei brevetti».
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Ricordiamo che “Forbes” Italia (settembre 2018) è sempre in abbinata con La Stampa a Milano, Roma e Torino: il mensile sarà proposto a fine settembre in abbinamento con le edizioni milanese e romana del quotidiano.
(Foto in alto: Luigi Di Maio, Author: Presidenza della Repubblica, Source: commons.wikimedia.org)