Indetta dall’ONU nel 2013 in memoria dell’omicidio di due giornalisti francesi uccisi nel Mali nello stesso anno.
Con la Risoluzione A/RES/68/163, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 ha proclamato il 2 novembre la “Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti” al fine di esortare gli Stati membri a mettere in atto misure specifiche per combattere l’attuale cultura dell’impunità. La data è stata scelta in ricordo dell’assassinio di due giornalisti francesi in Mali il 2 novembre 2013.
Quattro anni prima, più di trenta giornalisti erano stati uccisi nel massacro di Maguindanao, nelle Filippine, in quello che è stato l’attacco mortale contro i giornalisti più grave della storia.
Questa storica risoluzione condanna tutti gli attacchi e le violenze perpetrati contro giornalisti e agenti dei media; esorta gli Stati membri a fare tutto il possibile per prevenire tale violenza e garantire che gli autori di questi crimini siano assicurati alla giustizia; invita inoltre gli Stati a promuovere un ambiente sicuro che favorisca l’esercizio della professione di giornalista in modo indipendente e senza interferenze inappropriate.
Il fulcro di questa risoluzione sull’impunità deriva dalla situazione preoccupante degli ultimi undici anni, durante i quali quasi 1.000 giornalisti sono stati uccisi per aver cercato di scoprire alcuni eventi e informare il pubblico. La maggior parte dei cronisti viene assassinata in contesti non di guerra e 9 casi su 10 restano impuniti.
Queste cifre, tratte dal Rapporto Unesco al 30 ottobre 2019, non includono i molti altri giornalisti che affrontano quotidianamente aggressioni non mortali, comprese torture, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, intimidazioni e molestie oltre ai rischi specifici per le giornaliste donne, inclusa la violenza sessuale.
Ricordiamo che nel 2019, la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, in occasione della ricorrenza di questa giornata commemorativa, ebbe a dire, nel suo discorso: «Se è dovere del giornalista perseguire con scrupolo e responsabilità la ricerca della verità è altrettanto sua prerogativa poter svolgere la propria professione in modo pieno e senza limitazione o pregiudizio alcuno».
«Il giornalismo, – concluse la Presidente – quando è svolto con rigore e con coraggio, costituisce un presidio irrinunciabile della democrazia stessa e un incredibile strumento di tutela della legalità e di lotta al degrado sociale, politico ed economico».
La RAI ha aderito a questa giornata con un’iniziativa suggestiva: dalle 17.30 di domenica 1 novembre e fino alla mattina del 3 novembre, sulla facciata della sede di viale Mazzini di Roma, scorreranno i nomi di 77 tra giornaliste e giornalisti caduti nella quotidiana battaglia per un’informazione completa e veritiera.
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