Zuckerberg a processo: potrebbe vendere Instagram e WhatsApp 

Mark Zuckerberg e Meta sono accusati di monopolio illegale dalla Federal Trade Commission (FTC), che ritiene che l’acquisto di Instagram e WhatsApp rappresenti un attacco alla libera concorrenza. 

FTC: processo a Mark Zuckerberg, Meta al bivio

La Federal Trade Commission sta dando inizio a un processo di natura storica: quello contro Mark Zuckerberg e il colosso tecnologico Meta di sua proprietà. Il sistema Meta si è stabilito come conglomerato tecnologico a partire dal 2012, quando Zuckerberg, inventore e proprietario di Facebook, ha acquistato la piattaforma di Instagram e l’ha collegata all’altro social già di sua proprietà. Nel 2014 è stata la volta di WhatsApp. 

La causa della FTC era stata intentata nel 2020, senza grandi risultati, ed era stata archiviata. Una conclusione non priva di controversie, dato che varie voci – tra cui il Wall Street Journal – avevano speculato che era stata causata da un intervento esterno. Donald Trump, allora al primo mandato presidenziale e in amicizia con Zuckerberg, si sarebbe servito della sua autorità per porre fine al caso, su richiesta diretta dell’imprenditore. 

L’amicizia tra Trump e Zuckerberg

Il 6 gennaio 2021, una folla di sostenitori di Trump si è riversata sul Campidoglio americano. Dopo l’evento Facebook ha bandito la pagina social di Trump. La collaborazione tra Trump e Zuckerberg è poi proseguita durante la seconda campagna Trump e si è protratta fin dopo la sua elezione, dopo la quale Meta ha rimosso i sistemi di fact-checking

L’intervento nella FTC

A rendere ancora più sospetta la causa legale a danno di Zuckerberg è un intervento diretto di Trump nello staff della Federal Trade Commission. Gli unici membri democratici sarebbero Alvaro Bedoya e Rebecca Kelly Slaughter.

In quest’ultima causa legale, quindi, la FTC potrebbe costringere Meta a separarsi da WhatsApp e Instagram. La loro appartenenza alla realtà di Meta, infatti, basta a farne un monopolio illegale che limita qualunque possibilità di concorrenza. 

Si tratta solo di uno dei casi antitrust in corso negli Stati Uniti. Un altro avrebbe come bersaglio Google e con lo scopo di criticare il suo monopolio della ricerca informatica. Big G, infatti, sosterebbe quasi al 90% delle query effettuate online.

M.F.Z.