Washington Post: l’IA affiancherà giornalisti non professionisti

Si chiama Ember, l’assistente di Intelligenza Artificiale (IA), che il Washington Post starebbe sviluppando per consentire a scrittori non professionisti di collaborare alla creazione di articoli di opinione.

Come riportato dal New York Times, il progetto, noto internamente come Ripple, mira ad aumentare il bacino di lettori della testata. L’obiettivo è anche quello di offrire contenuti più ampi e di qualità rispetto ai social media come Reddit o X.

Ember: come funziona l’assistente IA per gli scrittori

L’idea del Post, è quella di affiancare ad autori non esperti un assistente di scrittura, Ember, in modo da supportarli in alcune operazioni del loro lavoro. Lo strumento sarà dotato di un indicatore di “forza della storia”, con cui terrà traccia in tempo reale della qualità del testo. Una barra laterale fornirà indicazioni su come strutturare l’articolo, suddiviso in “tesi iniziale”, “punti a sostegno” e “finale memorabile”. Il sistema di IA sarà anche in grado di coinvolgere direttamente lo scrittore, stimolandolo con suggerimenti e domande utili a completare gli articoli.

Non mancherà l’apporto umano: il lavoro svolto con l’aiuto dell’IA passerà al vaglio di editor esperti prima di essere pubblicato. Il progetto avrà uno spazio dedicato e ben riconoscibile nel Post, opererà quindi fuori la sezione di opinione tradizionale del giornale e non sarà coperto dal paywall.

Ripple: un progetto per uscire dalla crisi

Ripple è il risultato di un processo di ricerca iniziato più di un anno fa, nato in un momento di difficoltà per la testa di Jeff Bezos. Dopo la scelta di non appoggiare nessun candidato presidenziale, il fondatore di Amazon e proprietario del Post, ha dovuto far fronte ad una perdita di personale e di produttività.  

Secondo alcuni dirigenti coinvolti, questo progetto dovrebbe riuscire a raggiungere 38 milioni di statunitensi. Alcuni di loro potrebbero unirsi in un “network di talenti” e inviare i propri articoli. L’idea di Bezos è anche quella di ospitare sul Post articoli di opinione provenienti da altre testate americane, in modo da raggiungere un numero di lettori più ampio.

L’idea era già stata testata con successo da altri siti concorrenti. Forbes e HuffPost si erano aperti a collaborazioni con materiale proveniente dall’utenza, accrescendo notevolmente il loro pubblico digitale. Questo approccio è però stato abbondato: le testate preferiscono lavorare sulla fidelizzazione dei propri lettori disposti a pagare un abbonamento per leggere articoli ben scritti e di qualità.

Articolo di A.G.