Via libera dal Senato al decreto che fa slittare la riforma intercettazioni

Il provvedimento rinvia l’entrata in vigore dal primo maggio al primo settembre di quest’anno della riforma delle intercettazioni approvata dal Parlamento lo scorso febbraio (c.d. riforma Orlando), introduce il parere dell’Antimafia per permessi e domiciliari ai condannati per criminalità organizzata e disciplina l’uso della app Immuni.

Con 154 voti a favore, 129 contrari e 2 astenuti ieri l’Aula del Senato ha approvato il decreto legge 30 aprile 2020, n. 28  recante “Misure urgenti per la funzionalita’ dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonche’ disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l’introduzione del sistema di allerta Covid-19”, su cui il governo in tarda serata aveva posto la questione di fiducia.

Il provvedimento (AS 1786), che deve essere convertito in legge entro il 29 giugno pena la decadenza, passa ora all’esame della Camera.

Il testo approvato proroga al prossimo 1° settembre l’entrata in vigore della riforma Orlando sulle intercettazioni, che slitta da oltre un anno. L’applicazione delle nuove norme varrà dunque per i procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020; entra invece immediatamente in vigore il deposito in forma telematica degli atti e dei provvedimenti riguardanti le intercettazioni.

Nel testo  licenziato è inserita anche la modifica – voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo le scarcerazioni eccellenti in periodo Covid –  che prevede il parere del Procuratore antimafia sulla concessione di permessi ed arresti domiciliari a detenuti per reati legati alla criminalità organizzata e sottoposti al cosiddetto 41 bis.

Il decreto intercettazioni comprende anche un’altra importante misura: il via libera della app Immuni, che attraverso la tecnologia bluetooth è in grado di tracciare i contatti di coloro che risultano positivi al coronavirus e la hanno installata sul proprio cellulare, con – in particolare – le norme sulla privacy che l’applicazione di contact tracing dovrà rispettare.