USA, Senato boccia moratoria IA: gli Stati possono legiferare in materia

Il Senato degli Stati Uniti ha respinto, con una maggioranza schiacciante di 99 voti a 1, la proposta di moratoria che impedisce agli Stati federati di adottare proprie leggi sull’Intelligenza Artificiale (IA) per i prossimi 10 anni. 

La proposta e le posizioni degli Stati

La misura, sostenuta da importanti aziende tecnologiche come Google, Amazon, Microsoft, Meta e OpenAI, era parte del pacchetto legislativo noto come “One Big Beautiful Bill”, promosso dai repubblicani alla Camera.

L’obiettivo dichiarato era quello di evitare una frammentazione normativa tra i diversi Stati, creando un quadro regolatorio unico a livello federale per favorire l’innovazione e la competitività sul piano internazionale.

La proposta aveva però suscitato forti reazioni da parte di governi statali, associazioni per i diritti digitali, sindacati e organizzazioni a tutela dell’infanzia. Numerose realtà locali hanno evidenziato come una simile moratoria può compromettere la capacità degli Stati di proteggere i cittadini. La preoccupazione è sopratutto per i rischi concreti legati all’uso dell’IA, come i deepfake, le violazioni della privacy e gli abusi nei confronti di minori e artisti. 

In alcune eccezioni, come nel caso del Tennessee, leggi statali come l'”Elvis Act” — pensato per proteggere gli artisti dalla clonazione vocale tramite IA — sarebbero rimaste in vigore. Ma in altri casi, come nello Stato di New York o del Colorado, i governi locali avrebbero dovuto rinunciare alle proprie normative per non perdere l’accesso a nuovi fondi federali per le infrastrutture.

Il voto dei senatori 

Ad essere decisiva in Senato è stata la scelta della senatrice repubblicana, Marsha Blackburn (Tennessee). Secondo il Washington Post, la senatrice si sarebbe sfilata da un compromesso raggiunto con il collega Ted Cruz (Texas), per poi votare contro la misura insieme a quasi tutti i senatori. L’unica eccezione è Thom Tillis (Repubblicano della Carolina del Nord), rimasto a sostegno della moratoria.

Nel tentativo di trovare un’intesa, il senatore Cruz aveva avviato trattative riservate. La proposta era quella di ridurre la durata della moratoria a 5 anni e introdurre esenzioni per ambiti particolarmente sensibili, come la tutela dei minori e il diritto all’immagine. Ma anche questa versione attenuata si è rivelata insufficiente. Il compromesso è naufragato e con esso la proposta intera.

La votazione del Senato rappresenta una netta sconfitta per le Big Tech, che puntavano a una regolamentazione più favorevole a livello centrale, e una vittoria per chi sostiene la necessità di normative differenziate e vicine alle esigenze locali. Gli Stati potranno dunque continuare a legiferare in autonomia su temi legati all’Intelligenza Artificiale, mentre resta aperto il dibattito su una futura legge federale che possa garantire al tempo stesso coerenza nazionale e rispetto delle specificità territoriali.

Articolo di B.F.L.