
L’Unione europea sta valutando di mettere in pausa alcune disposizioni dell’AI Act. Il rinvio va a colpire la scadenza legale per i sistemi ad alto rischio spostandola di un anno, fino all’agosto 2027. L’obiettivo è consentire una migliore definizione delle linee guida tecniche e degli standard necessari.
Perché si parla di rinvio al 2027
Le motivazioni del rinvio sono varie. Da una parte abbiamo le pressioni da parte delle Big Tech americane e europee. Dall’altra la volontà di garantire che questi strumenti siano sottoposti a rigorosi controlli prima di essere immessi sul mercato: audit obbligatori, valutazioni di conformità, requisiti di trasparenza e tracciabilità.
La stessa Henna Virkkunen, vice-presidente esecutiva della Commissione europea, ha confermato che il rinvio è condizionato soprattutto da una chiarezza degli standard e delle linee guida.
Il rinvio dell’entrata in vigore della normativa significherebbe anche un periodo più lungo di preparazione per gli operatori coinvolti.
La consultazione della Commissione europea come aiuto concreto
La notizia del rinvio arriva proprio nei giorni della consultazione pubblica (12 giugno 2025-18 luglio 2025) indetta dalla Commissione europea.
La consultazione nasce dalla volontà di migliorare la regolamentazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) ad alto rischio ovvero quei sistemi rilevanti per la sicurezza, la salute e i diritti fondamentali delle persone.
Questa possibilità permette di raccogliere casi d’uso reali che serviranno a costruire guide operative e standard tecnici.
Ue tra innovazione e tutela
L’Ue sta lavorando con attenzione per calibrare l’attuazione dell’AI Act sui sistemi ad alto rischio. La consultazione pubblica rappresenta un’occasione per inserire esempi concreti nel regolamento, mentre il possibile rinvio fino ad agosto 2027 offre un respiro temporale per implementare con cura misure complesse. Tuttavia, sarà necessario vigilare perché il compromesso tra innovazione, competitività e tutela dei diritti fondamentali non penalizzi né le imprese né i cittadini.
Articolo di B.F.L






