Si inasprisce la lotta alla pirateria di giornali e libri online, la GdF sequestra 19 canali Telegram

Dopo l’iniziativa dell’Autorità per le comunicazioni, è intervenuta la Procura di Bari che ha disposto l’oscuramento di questi canali, con le accuse di  riciclaggio, ricettazione e violazione del diritto d’autore.

Clamorosa operazione giudiziaria contro la pirateria informatica: la Procura della Repubblica di Bari ha chiesto e ottenuto il sequestro di ben diciannove canali che su Telegram fornivano agli utenti giornali e libri gratis. Il provvedimento è stato eseguito dai uomini della Guardia di finanza del capoluogo pugliese.

La Procura di Bari è, finora, la prima ad essere intervenuta dopo che la Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) aveva avviato un confronto con la piattaforma che aveva portato alla rimozione di 7 degli 8 canali segnalati.

L’Autorità giudiziaria ha disposto la notifica di un sequestro preventivo di urgenza nei confronti degli indirizzi mail «dei rappresentanti legali della società che gestisce Telegram» perché «inibiscano immediatamente l’accesso ai canali ovvero rimuovano i files».

La Procura stima un danno all’industria editoriale di 670mila euro al giorno, corrispondenti a circa 250 milioni di euro all’anno. I canali Telegram avevano 580 mila utenti iscritti, «in aumento nel periodo di diffusione del virus Covid-19, e con un incremento dell’88% delle testate diffuse illecitamente».

Nell’inchiesta sono ipotizzati i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore. Le indagini hanno accertato che «sulla app Telegram sono presenti diversi canali che mettono a disposizione degli iscritti, in tempo reale, gratuitamente o pagando pochi euro al mese, quotidiani, settimanali, mensili, riviste periodiche, in formato digitale, normalmente disponibili soltanto dietro il pagamento di un corrispettivo».

Altri utenti  accedevano al “servizio” in cambio della cessione dei dati personali a fine pubblicitario. «Non vi è dubbio – ha sottolineato la Procura – che un fenomeno di queste dimensioni presenta una gravità particolare perché incide sulla tutela costituzionale della libertà di pensiero, base di ogni democrazia».