RSF – Rapporto 2021, aumento del 20% del numero di giornalisti in detenzione arbitraria

Il Rapporto annuale pubblicato da Reporters sans frontières stabilisce per il 2021 il numero record di giornalisti detenuti: 488, di cui 60 donne.

Inoltre, 65 sono ostaggi. Il numero di giornalisti uccisi, 46, è ai minimi da 20 anni.

Il Rapporto 2021: mai così tanti giornalisti detenuti

Mai dalla creazione del rapporto annuale di RSF nel 1995, il numero di giornalisti incarcerati è stato così alto.

A metà dicembre 2021, RSF contava 488 giornalisti e collaboratori dei media dietro le sbarre a causa della loro professione, che rappresenta un aumento del 20% in un anno.

I Paesi con meno libertà di stampa

Questo eccezionale aumento del numero di detenzioni arbitrarie è dovuto principalmente a tre paesi:

– la Birmania, dove la giunta ha preso il potere con la forza il 1 febbraio 2021; 

– la Bielorussia, sprofondata nella repressione dopo la contestata rielezione di Alexander Lukashenko nell’agosto 2020; 

– la Cina di Xi Jinping, che sta aumentando la sua presa sulla regione amministrativa speciale di Hong Kong, un tempo vista come un modello di libertà di stampa per la regione.

Tante le giornaliste in carcere

I Rapporto RSF  non ha mai ha registrato come questo anno così tante detenute giornaliste: 60 di loro sono attualmente private della libertà a causa della loro professione, un terzo (33%) in più rispetto al 2020.

La Cina

La Cina, che rimane per il quinto anno consecutivo, la più grande prigione del mondo, è anche il Paese in cui è detenuto il maggior numero di donne (19), inclusa la vincitrice del premio RSF 2021 Zhang Zhan , in condizioni di salute critiche.

La Bielorussia

In Bielorussia sono detenute più donne (17) che uomini (15). Tra questi, le due reporter del canale indipendente Belsat  Daria Tchoultsova e Katsiarina Andreyeva condannate a due anni in una colonia penale per aver trasmesso in diretta una manifestazione non autorizzata. 

In Birmania, 9 sorelle detenute

La Birmania ha anche 9 sorelle dietro le sbarre (su 53 giornalisti e collaboratori detenuti). 

Cala il numero dei giornalisti uccisi

Un dato eclatante, ma questa volta in calo. Dobbiamo tornare al 2003 per trovare un numero di giornalisti uccisi meno di 50. La cifra di 46 uccisi al 1° dicembre 2021 si spiega principalmente con la diminuzione dell’intensità del conflitto (Siria, Iraq, Yemen) e la mobilitazione delle organizzazioni per la libertà di stampa, tra cui RSF, per l’attuazione di meccanismi di protezione internazionali e nazionali.

Tuttavia, nonostante questa cifra storicamente bassa, in media, ogni settimana nel mondo circa un giornalista viene ucciso per aver esercitato la sua professione. RSF ha stabilito che il 65% delle persone uccise viene consapevolmente preso di mira ed eliminato.

Messico e Afghanistan sono anche quest’anno i due paesi più pericolosi, con rispettivamente 7 e 6 morti. Yemen e India condividono il terzo posto con 4 morti ciascuno. 

Il commento del segretario generale di RSF, Christophe Deloire

“Queste statistiche estremamente elevate di giornalisti in detenzione arbitraria sono il risultato di tre regimi dittatoriali. – osserva il segretario generale di RSF Christophe Deloire –È la traduzione del rafforzamento dittatoriale nel mondo, di un accumulo di crisi e della mancanza di scrupoli di questi regimi. Potrebbe anche essere il risultato di nuove lotte di potere geopolitico, in cui i regimi autoritari non sono sottoposti a pressioni sufficienti per limitare la repressione”.

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