Nobel Ressa al Parlamento Ue: responsabilità OTT, “commerciano in attenzione”

“Le piattaforme online hanno un approccio agnostico alla verità, poiché sostanzialmente commerciano in attenzione ma ciò non gli deve essere permesso”. Questo il duro attacco di Maria Ressa, giornalista filippina, Premio Nobel per la Pace e direttrice del giornale online Rappler, che è intervenuta durante la riunione della Commissione Ingerenze nei Processi Democratici del Parlamento europeo.

La vicenda delle elezioni presidenziali nelle Filippine

La giornalista ha raccontato agli eurodeputati di aver subito per anni attacchi durissimi dopo aver pubblicato sul proprio giornale tutte le indagini sulle campagne di disinformazione a ridosso delle elezioni presidenziali del 2016.

“Le calunnie non si fermarono e divennero parte del dibattito pubblico sino ad essere riprese dal presidente stesso divennero delle verità sino al punto che furono le basi per un procedimento penale che ancora mi porto dietro e per cui rischio di finire la vita in galera”, ha spiegato Ressa.

“Questa esperienza ci aiutò a capire come funziona la metodologia di attacco ai giornalisti con un sistema di penetrazione del dibattito pubblico che agisce dal basso verso l’alto ovvero le calunnie e gli attacchi vengono prima postati da profili anonimi e poi ricondivisi finchè non penetrano la sfera pubblica sino a scalare all’interno delle istituzioni”, ha concluso poi.

La responsabilità online

Per questo, spiega Ressa, negli USA lei stessa ha più volte suggerito “l’eliminazione o la modifica della sezione 230 del Communications Decency Act del 1996″, la sezione che fornisce l’immunità per le piattaforme di siti Web rispetto ai contenuti di terze parti.

Perché, allo stato attuale delle cose “i governi democratici hanno abdicato la responsabilità di proteggere i cittadini dalle piattaforme”, ha affermato il Premio Nobel.

Il DSA

Ma in realtà l’Ue sta procedendo, anche a passo abbastanza spedito, alla realizzazione di un testo che regolamenterà davvero il web, dando reali responsabilità alle piattaforme, soprattutto sui contenuti in esse presenti. Si tratta del Digital Service Act: “Con il DSA, l’Europa si muove nella direzione giusta, finalmente non si guarda più solo ai contenuti ma anche agli algoritmi”. I legislatori Ue dovrebbero battersi per ottenere “l’accesso agli algoritmi ed ai dati da parte di Ong e cittadini, poiché solo con totale trasparenza potremmo davvero avere un consenso informato al trattamento dei nostri dati. In ballo c’è il futuro delle nostre democrazie”.