
Stavolta nel mirino della Commissione europea ci sono Repubblica Ceca, Spagna, Cipro, Polonia e Portogallo per non aver rispettato le scadenze di attuazione del Digital Service Act (DSA). Ai Paesi in questione sono state recapitate lettere formali e verranno portati in causa davanti alla Corte di Giustizia Europea.
Il DSA, protocollo europeo creato per difendere gli utenti europei da contenuti e prodotti illegali online, è entrato in vigore nel 2022. Entro il 17 febbraio 2024 tutti i Paesi dell’Unione avrebbero dovuto nominare un responsabile, il Digital Services Coordinator (DSC), e dargli abbastanza poteri da permettergli di garantire il rispetto delle norme, ma nessuno degli stati implicati ha rispettato l’obbligo.
Le colpe degli stati
La Polonia non è stata in grado né di nominare un DSC né di affidargli gli strumenti giusti. Gli altri 4 Paesi, invece, hanno nominato un Coordinator ma non gli hanno dato abbastanza libertà di manovra per portare a termine le sue mansioni. La procedura di infrazione era stata già avviata a inizio 2024, ma nessuno dei Paesi ha preso le contromisure necessarie in tempo.
Sebbene Repubblica Ceca, Spagna, Cipro, Polonia e Portogallo siano i primi ad affrontare un iter giudiziario in riferimento al DSA, forse non saranno gli unici. La Commissione ha avviato le procedure anche contro la Bulgaria, anch’essa colpevole di non aver incaricato nessun commissario nazionale. Se il Paese non farà fronte alla crisi entro 2 mesi, la Commissione potrebbe portarlo davanti alla Corte insieme agli altri.
Articolo di L.C.