INGPI, l’Esecutivo Cnog chiede una sorta di fideiussione da parte dello Stato

L’esecutivo del Cnog interviene sulla questione INPGI, con una nota, sul sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, chiarendo subito che “certamente non è compito dell’Ordine dei Giornalisti pagare le pensioni ai colleghi, ma non preoccuparsi se chi deve corrisponderle possa non riuscirci, significherebbe abbandonare la categoria al suo destino”. 

“Se, come si discute da quasi due anni, si riuscirà ad ampliare la platea dei contribuenti ne saremo tutti felici. E sì che abbiamo dedicato più di una riunione del consiglio nazionale per valutare se in tal senso l’Ordine possa far qualcosa per aiutare l’INPGI a convincere chi si sentirebbe “deportato”. È questa infatti l’espressione che usano alcuni diretti interessati”. 

Poi la nota prosegue spiegando che “quando si parla di garanzia pubblica non si vuole pertanto frenare il tentativo di allargare la platea, ma semplicemente chiedere che nel caso non ci si dovesse riuscire lo Stato non faccia spallucce, mentre l’entità dei diritti viene travolta. Il tema posto partendo dall’articolo 38 della Costituzione va peraltro anche al di là dei giornalisti e riguarda in una fase di trasformazione del mondo del lavoro tutte quelle professioni che potrebbero vedere ridotti i numeri di coloro che le svolgono o che addirittura potrebbero sparire. Il legislatore fece scelte di settorializzazione di alcune casse”. 

I componenti del Cnog affermano di essersi chiesti “se i cambiamenti possano penalizzare, in un sistema cosiddetto a ripartizione, chi ha lavorato e versato contributi”. È per questo che chiedono “una sorta di fideiussione da parte dello Stato, tenuto a tanto sulla base della Carta Fondamentale, che potrebbe servire anche ad incentivare altri soggetti ad accedere alla platea contributiva dell’INPGI”. 

“La nostra priorità è garantire l’intangibilità dei diritti previdenziali di lavoratori dipendenti-giornalisti – prosegue la nota – sia già pensionati che ancora senza i requisiti per la liquidazione del trattamento di quiescenza.  È una domanda che conduce alla ricerca di tutele, non è contro alcuno, men che meno contro il gruppo dirigente dell’INPGI. Spiace constatare che ci sia qualcuno nella categoria che, anziché apprezzare l’attenzione ad un tema così importante, cerchi di delegittimare chi la pone anche travisando le parole del Presidente del Consiglio”.