
In un panorama mediatico in cui l’IA è in costante crescita, l’Europa deve impegnarsi molto per rimettersi al passo.
IA in Europa: un continente in ritardo
Esaminare le statistiche mondiali sull’Intelligenza Artificiale (IA), in cui l’Europa si colloca in terza posizione, potrebbe apparire rassicurante. Come anche la statistica sulle pubblicazioni di ricerca relative all’IA generativa, in cui l’Europa, ora seconda classificata, pubblica il 21% degli articoli sull’argomento.
Le statistiche, tuttavia, raccontano solo un lato della storia.
Rivolgendo uno sguardo più approfondito alla prima statistica, relativa al panorama globale della GenAI, si vede che il contributo ad essa dell’Italia in ricerche e materiale per il suo sviluppo è pari al mero 7% a livello mondiale. La seconda posizione, detenuta dagli Stati Uniti, è pari al 12% – la Cina, in prima posizione, arriva al 60%.
Questo in un contesto molto ostile verso le startup e le piccole imprese, soprattutto in termini economici.
Un pericolo per donne e bambini
Un altro aspetto che preoccupa dell’IA generativa è il modo con cui essa mette a rischio fasce vulnerabili della popolazione, come donne e minorenni. Si parla di rischi alla privacy e all’autonomia personale, e una sovraesposizione dei bambini a disinformazione e dati falsi.
La discriminazione di genere persiste dal lato degli sviluppatori, ove gli uomini superano le donne del 4%. Persino gli algoritmi usati per l’assunzione favoriscono i candidati maschili.
L’IA nel mondo del lavoro
Nel mondo del lavoro, l’IA impatta negativamente professioni anche prestigiose, come medicina e ingegneria; ma soprattutto gli insegnanti, che sono più esposti al sistema rispetto al 90% degli altri mestieri, al punto che tra le competenze richieste in ambito di assunzione emergono anche le competenze digitali che permettono la manutenzione dei sistemi di IA.
In ambito didattico, l’IA viene utilizzata per realizzare programmi e materiale personalizzato per le lezioni, specifico per ciascuno studente. Un sistema molto delicato, che richiede l’intervento di politiche specifiche.
Un altro ambito sempre più automatizzato è il settore manifatturiero, dove all’IA viene delegato quanto possibile dal processo di creazione e di fornitura. Viene usata anche per calcolare il miglior metodo per la riduzione degli sprechi, massimizzare l’efficienza e accelerare i processi.
In medicina, invece, un algoritmo può percepire in anticipo malattie, fornire diagnosi su misura e creare collegamenti tra le informazioni più frammentarie. Il 10% delle attività di ricerca relative all’IA si applicano al settore sanitario.
M.F.Z.