
Il 21 ottobre 2025 la Commissione europea ha inviato un avvertimento a Google, raccomandando l’azienda di trovare al più presto un rimedio alle sue pratiche abusive nel settore della tecnologia pubblicitaria.
“Il suo comportamento ha determinato prezzi più elevati per gli inserzionisti e una riduzione dei ricavi per gli editori pubblicitari, come i media”, ha spiegato Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue. È stato inoltre ribadito che l’Ue non esiterà a imporre misure più incisive, se Google non dimostrerà di voler agire in modo costruttivo.
A settembre 2025 la Commissione europea aveva inflitto alla Big Tech una multa pari a 2,96 miliardi di euro. Già allora Google aveva definito le accuse ingiustificate, annunciando la decisione di voler ricorrere in appello.
Di cosa si è parlato durante il dibattito
Il dibattito, riguardante la multa a Google e la difesa della libertà di stampa in Ue, si è tenuto a Strasburgo durante la sessione plenaria del Parlamento europeo, che si è svolta dal 20 al 23 ottobre 2025.
Centro del dibattito è la gestione della pubblicità digitale da parte di Google, che attraverso le sue molteplici piattaforme controlla sia l’offerta sia la domanda. Questo genera un evidente conflitto di interessi che va a danneggiare soprattutto il mercato degli inserzionisti.
Molti eurodeputati hanno ribadito che questo comportamento mina la competitività del mercato europeo e rischia di soffocare l’innovazione, soprattutto per le piccole imprese digitali. Inoltre, non hanno mancato di sottolineare come la posizione dominante delle Big Tech comprometta la sostenibilità del giornalismo.
Abolire l’auto-preferenza
La Commissione europea ha richiesto delle azioni correttive che possano sanare il conflitto di interessi. Il rimedio principale avanzato dalla Commissione è che Google cessi di favorire i propri servizi a discapito dei concorrenti, abolendo l’auto-preferenza.
“La nostra decisione non è isolata: come sapete il nostro Rulebook digitale e, in particolare, il DSA sono concepiti per garantire una maggiore trasparenza nella pubblicità online”, ha ribadito Teresa Ribera.
Al momento Google non ha ancora presentato eventuali rimedi in risposta alla multa della Commissione europea.
Articolo di E.V.






