Editori EU contro il DSA: “rischi per la libertà e il pluralismo dei media”

Gli editori europei tornano a contestare il testo del Digital Service Act (DSA), approvato il 14 dicembre scorso in commissione per il mercato interno al Parlamento europeo.

Attraverso una nota congiunta le associazioni europee di settore chiedono alla plenaria dell’Eurocamera, che dovrà votare la posizione finale nella sessione di gennaio, di modificare il testo del pacchetto digitale e di “presentare emendamenti per la protezione dei contenuti editoriali e gli introiti pubblicitari online, o altrimenti di respingere la relazione”.

Rischi per il settore dei media

“Il settore della stampa europeo è favorevole a una nuova regolamentazione asimmetrica di Internet, ma le nostre associazioni non possono sostenere una relazione con rischi così evidenti per la libertà e il pluralismo dei media” scrivono le associazioni europee degli editori di periodici, European Magazine Media Association (EMMA), di giornali, European Newspaper Publishers Association (ENPA), del Consiglio europeo degli editori, European Publishers Council (EPC), e di News Media Europe (NME), in relazione al testo del DSA.

Le richieste

In particolare, gli editori europei chiedono che la relazione sia modificata sulla base delle “soluzioni concrete delle commissioni per gli affari giuridici, l’industria e la cultura per mantenere i contenuti di stampa leciti, vincolanti per tutti gli intermediari (articolo 12) o per le piattaforme online di grandi dimensioni (articolo 27)”.

Le associazioni sostengono che “la protezione dei dati e la pubblicità basata sugli stessi dovrebbero essere lasciati al GDPR e al prossimo regolamento ePrivacy” e che per loro sarebbe inaccettabile “qualsiasi ulteriore restrizione al consenso e all’uso dei dati che vada oltre il GDPR”.

“Qualora questi aspetti non dovessero essere affrontati in plenaria, invitiamo il Parlamento europeo a riconsiderare la relazione in commissione fino a quando non si troverà un compromesso appropriato e ragionevole” concludono gli editori.

Articolo di I.M.