
Nonostante la rapida e continua evoluzione delle tecnologie digitali, nel 2024 ben 2,6 miliardi di persone rimangono ancora offline. Questo è ciò che è emerso dallo studio ISPI-Deloitte che analizza l’impatto socio-economico e politico del divario digitale sullo scenario globale.
I Paesi e le categorie più penalizzate
A livello mondiale, i Paesi in via di sviluppo continuano ad essere in ritardo nell’accesso a Internet e nell’adozione delle tecnologie. Nelle nazioni a basso e medio-basso reddito, rispettivamente solo il 27% e il 53% della popolazione ha accesso a Internet, rispetto all’80% e al 93% degli Stati dal reddito medio-alto.
Emergono poi ulteriori disparità interne nei livelli di digitalizzazione tra aree urbane e rurali.
Oltre a ciò, contribuiscono ad aggravare queste sfide anche le disuguaglianze sociali. Nei Paesi a basso reddito, per esempio, il 90% delle giovani donne (15-24 anni) rimane offline, limitando le proprie possibilità di acquisire competenze digitali. Questo divario provoca minori opportunità di carriera e mina l’indipendenza economica, aggravando le disparità di genere nel mercato del lavoro.
I rischi
In un mondo in cui l’accesso digitale crea opportunità, l’esclusione dall’istruzione, dal lavoro e dai servizi finanziari aumenta le disuguaglianze e rallenta il progresso globale.
I dati raccolti nella pubblicazione evidenziano come i governi in grado di sfruttare soluzioni digitali attirano maggiori investimenti. Servizi online, quali portali d’informazione o piattaforme dove poter registrare le attività di business, portano in media un aumento del +8% nell’afflusso di investimenti diretti esteri.
Al contrario, l’assenza di servizi finanziari digitali ostacola l’accesso al credito per milioni di imprenditori e la crescita del reddito. Infatti, secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), nei Paesi a basso-medio reddito la crescita del PIL potrebbe essere dal 20% al 33% più lenta nei prossimi anni.
Al di là degli aspetti economici, la disparità digitale è aggravata anche dal limitato accesso all’istruzione e alla formazione dei Paesi in via di sviluppo. Ciò provoca l’esclusione dalle nuove opportunità di lavoro legate alle tecnologie e all’Intelligenza Artificiale (IA).
Il divario fra nazioni nell’uso strategico delle nuove tecnologie prefigura dunque una prospettiva in cui l’IA sarà a beneficio solo di pochi.
Articolo di G.R.D.R.