
Nei due mesi di rilevazione, l’attività nell’industria ha mostrato, in termini congiunturali, una dinamica molto oscillante. Alla caduta della produzione in aprile è infatti seguito un rimbalzo “tecnico” in maggio, spiegato da un effetto base, dovuto ai livelli estremamente bassi raggiunti nel mese precedente. In aprile, infatti, i volumi di attività nell’industria erano circa la metà di quelli rilevati nella media del primo bimestre dell’anno. “Con la riapertura di tutte le imprese industriali a inizio maggio e di quasi tutte quelle dei servizi nel corso dello stesso mese, si è avuto un marginale aumento della domanda; in condizioni di bassi livelli di attività, anche minimi progressi dei volumi si traducono in significativi incrementi percentuali – spiega il Csc -. Il dato di maggio, dunque, è viziato da questo effetto statistico e non deve essere interpretato come una robusta ripresa. Tutt’altro. La caduta di circa un terzo della produzione industriale rispetto a maggio 2019 offre la giusta chiave di lettura e mostra quanto siano ancora distanti da una situazione di ‘normalità’ le condizioni nelle quali opera l’industria italiana”.
La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -27,7% sul primo, quando era diminuita dell’8,4% sul quarto 2019; se anche in giugno procedesse la lenta ripresa della domanda, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell’attività, quasi tre volte la dinamica registrata a inizio anno.
(ITALPRESS).