Crimi risponde alla Camera sulle abolizioni dei contributi pubblici e dell’Ordine dei giornalisti

Il presidente della Camera Fico è d’accordo. Il Vice-premier Salvini si smarca.

Il sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi, si è presentato alla seduta del 20 settembre scorso della Commissione Cultura della Camera dei deputati per rispondere ad alcune “Interrogazioni a risposta immediata” (5/00484 e 5/00485) presentate rispettivamente dagli Onorevoli Patrizia Marrocco (FI) e Rosa Maria Di Giorgi (PD) sulla tutela della libertà di stampa e di informazione e sugli interventi a sostegno della professione giornalistica.

Ecco, in sintesi, le risposte date dal sottosegretario (che abbiamo aggregato per argomento e non per singola interrogazione- ndr):

Contributi pubblici

«In merito ai fondi pubblici all’editoria, – ha esordito Crimimi permetto di sottolineare, come ho già avuto modo di fare, che il fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione deve essere preservato, ma finalizzato e realmente utile a preservare e a supportare un settore di pubblica utilità nella sua interezza, aiutando l’intera filiera coinvolta a esplicare nel migliore dei modi il proprio operato a garanzia di pluralismo, innovazione e libertà dell’informazione. Ad oggi, tutto questo non si è realizzato, in quanto lo stesso Fondo pubblico è servito, più che altro, a finanziare i singoli Editori, in particolare quelle tre, quattro testate che da sole ricevono la grande parte dei fondi, generando disparità con altre testate giornalistiche altrettanto meritevoli e quindi non garantendo né pluralismo né libertà dell’informazione.
Ribadisco e confermo quanto detto in merito ad alcune testate, a tiratura nazionale, che a mio avviso creano una distorsione nel pluralismo, in quanto hanno una evidente condizione di vantaggio nei confronti degli altri giornali che arrivano allo stesso pubblico, e drenando una enorme quantità di risorse le sottraggono a finalità più utili all’intero sistema editoriale. Credo che, nelle more del superamento del contributo diretto, almeno un tetto massimo alla quantità di contributi che una singola testata possa ricevere sia auspicabile».

Vito Claudio Crimi (da www.wikipedia.org – licenza CC BY 3.0 IT)

Riguardo al Fondo presso la Presidenza del consiglio e il Ministero dello sviluppo economica, Crimi ha ribadito: «E’ stato chiamato “fondo al pluralismo” ma in realtà è stato semplicemente cambiato il nome, nascondendo dietro questo nome altisonante e di effetto “pluralismo”, a ciò che di fatto è finanziamento pubblico a quotidiani e periodici. Infatti la grande maggioranza delle risorse sono destinate a perpetuare il finanziamento pubblico diretto ai giornali. Ciò crea inevitabilmente un rapporto di diretta dipendenza tra molte testate che percepiscono i contributi e la politica che li dispone, li reitera e in un certo qual modo li garantisce. Abbiamo utilizzato il termine “dipendenza”, perché se questo contributo dovesse venire a mancare, molte testate farebbero fatica a restare in piedi. In altre parole è proprio il vincolo di dipendenza dalla politica a mettere a rischio la libertà di stampa, non il suo contrario».

«Il Presidente Mattarella – ha ricordato il sottosegretarioebbe a dichiarare: “Una stampa credibile, sgombra da condizionamenti di poteri pubblici e privati (…), sono strumenti importanti a tutela della democrazia”. Credo che su questo non si possa che essere tutti concordi. Ma è legittimo chiedersi se non sia il finanziamento pubblico, naturalmente così come è stato concepito, a costituire un fattore di condizionamento nei confronti dei giornali, piuttosto che rappresentare un elemento di garanzia e di tutela dell’informazione».

«E quando parlo di finanziamento pubblico, – ha sostenuto Crimimi riferisco a tutto il sistema di finanziamento, che passa dai contributi diretti, dai rimborsi per le spese telefoniche, alle agevolazioni postali, al sostegno ai prepensionamenti e alle ristrutturazioni industriali, al credito d’imposta, insomma fonti di finanziamento ce ne sono tante. Questo Governo intende tutelare pienamente la libertà di stampa e d’informazione nel nostro Paese. La tutela della libertà di stampa non ha nulla a che vedere con il finanziamento pubblico ai giornali».

Il delegato del governo ha così concluso: «È poi mia intenzione valutare iniziative volte a spostare i contributi dall’offerta alla domanda, cioè dal sostegno diretto agli editori, al sostegno diretto ai cittadini, che intendono acquistare un abbonamento ad un quotidiano».

Ordine dei giornalisti

«In merito all’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, – ha sottolineato Crimipremesso che non ho mai detto che tali funzioni debbano essere svolte dai social media manager, ritengo comunque che l’avvento di un nuovo modo di comunicare presuppone la definizione di nuovi modelli professionali, e quindi limitarsi a definire i «giornalisti» in quanto iscritti all’ordine come unici tenutari della capacità di fare informazione di qualità e, come sostiene l’interrogante, «fondamentale argine ad una deriva culturale e sociale» mi sembra abbastanza anacronistico, vuol dire non vedere il mondo che cambia».

Palazzo Montecitorio, Ingresso (da www.camera.it – foto di Umberto Battaglia)

«Premesso questo,ha chiaritol’Ordine dei giornalisti, così come ad oggi strutturato, si è rivelato inefficiente e inadeguato ai cambiamenti e alle dinamicità tipici di una professione in continua e rapida evoluzione, e le uniche modifiche effettuate sono state rivolte esclusivamente a ridefinire la governance, peraltro con risultati non soddisfacenti. È diventato sempre più necessario liberare energie che rafforzino i principi costituzionali di garanzia democratica. E per farlo riteniamo sia sempre più necessario adeguare l’Italia alla maggior parte dei paesi del mondo dove la figura professionale del giornalista è libera da Ordini e condizionamenti, ma solamente regole che garantiscano piena autonomia e indipendenza sul lavoro».

Il sottosegretario ha rivolto lo sguardo all’estero: «In Francia la fonte principale dell’ordinamento professionale del giornalista è la legge del 29 marzo 1935 che sancisce il criterio della prevalenza: può definirsi giornalista colui che deriva la maggior parte del suo reddito dall’esercizio della professione giornalistica. Nel Regno Unito vige un liberismo quasi assoluto: non esiste un contratto collettivo di lavoro per i giornalisti, né l’obbligo di registrazione di una testata e neppure particolari requisiti per fare il direttore di testata e così via».

«Dunque, l’abolizione dell’Ordineha conclusoè un tema all’ordine del giorno del governo e la legislazione italiana prevede già strumenti adeguati a disciplinare le categorie professionali per le quali non esiste un albo professionale, ed è la legge sulle professioni non regolamentate (legge n. 4 del 14 gennaio 2013), e renderebbe il sistema più libero, efficiente, riducendo precariato e disoccupazione, oltre ad aprire a nuovi scenari che si possano adattare con più flessibilità al mondo dell’informazione che cambia radicalmente e velocemente».

Leggi l’intervento integrale del sottosegretario Crimi alla Camera.

Roberto Fico (Presidenza della Repubblica [Attribution], via Wikimedia Commons)

Ha sostenuto i progetti di Crimi il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, il quale, come riportato da sito primaonline, a margine della intitolazione della nuova redazione de Il Mattino al giornalista Giancarlo Siani, così si è espresso: «E’ chiaro che parte dei finanziamenti che ci sono stati fino ad ora per l’editoria sono stati dati con delle logiche che non attribuivano né merito né altro. Oggi c’è il sottosegretario Vito Crimi che sta attuando secondo me dei bei progetti. Quello dell’editoria è un settore in forte trasformazione, anche per l’avvento delle tecnologie digitali. Dobbiamo comprendere la trasformazione del mondo e capire come rimanere sul mercato».

Matteo Salvini (da www.wikipedia.org – licenza CC BY-SA 4.0)

A prendere le distanze è, invece Matteo Salvini, Vice-premier e Ministro dell’interno, il quale sul taglio ai fondi per l’editoria ha dichiarato al quotidiano Avvenire: «Non è priorità».

«Io sono un giornalista e adoro la stampa libera e indipendente, realmente indipendente. Anche se andare a capire “chi finanzia chi” può essere interessante, se mi chiede se è una mia priorità rispondo di no»», ha detto Salvini. E riguardo all’Ordine dei giornalisti: «Da sempre mi domando qual è l’utilità», ha ammesso.

(Foto in alto: Montecitorio, corridoio antistante le Commissioni – da www.camera.it – Autore Umberto Battaglia)