
“Al termine dell’emergenza non penso che la globalizzazione subirà una battuta d’arresto, ma cambierà in funzione dei punti di forza o di debolezza delle singole aree – continua -. L’approvvigionamento di cibo sarà un fattore discriminante per porsi in sicurezza. Il protagonismo dei Paesi del blocco asiatico e dell’Est europeo rischia di avere effetti imprevedibili sulle filiere. Il cibo ha sempre di più un valore strategico come lo ha l’energia con il petrolio e il gas. Il cibo è un antidoto alle tensioni sociali, uno strumento di pressione, una leva politica. E’ scritto nella storia. E oggi drammaticamente si ripropone. Vorrei ricordare un grande ministro come Marcora quando disse: se non difendete l’agricoltura, morirete di fame”.
E sull’Europa il manager sottolinea: “Sono un europeista profondamente convinto. Ma non possiamo sempre seguire la linea dettata da Francia e Germania. Tra i singoli Paesi dell’Unione europea deve esistere un rapporto di pari dignità e solidarietà. Nello stesso tempo l’Italia deve compiere un grande sforzo per avere una struttura dello Stato più competitiva, meno pletorica e più efficiente, anche in vista del programma Next Generation Ue”.
(ITALPRESS).