
Convegno sindacale italo-francese “Insieme per le tutele” su diritti, contratti e rappresentanza, contro la precarietà del personale precario e l’esternalizzazione di attività.
«Nei settori stampa, editoria e televisione, la crisi di questi ultimi anni ha picchiato duro. La congiuntura economica negativa ha sottratto molte risorse alla pubblicità, comportando la riduzione dei prodotti editoriali (meno testate, meno copie e meno pagine) e la conseguente chiusura di molte aziende. L’informazione e la comunicazione migrano, sempre di più, dalla carta stampata al digitale e dalla televisione generalista alla televisione non lineare come Netflix, mettendo in crisi anche le televisioni a pagamento. Le telecomunicazioni, invece, devono investire sul potenziamento della rete in fibra ottica con regole e disponibilità di capitali d’investimento diversi da paese a paese. Infine, nello spettacolo le risorse pubbliche investite tendono a diminuire nel loro complesso. Anche se in Italia negli ultimi due anni non ci sono stati tagli al fondo nazionale si è comunque registrata una diminuzione delle risorse da parte degli enti locali. Tutto questo ha introdotto cambiamenti strutturali nell’organizzazione della produzione ricorrendo all’esternalizzazione delle attività, con ricorso a personale precario».
Questa la fotografia scattata dal Segretario regionale della Fistel, Nicola Milana, al Convegno sindacale italo-francese “Insieme per le tutele” – promosso da Fistel/Cisl (Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni) e Cfdt/F3C (Confédération française démocratique du travail), svolto Torino, il 23 gennaio scorso.
Partendo dalle rispettive esperienze sindacali, si è fatto il punto sui settori delle telecomunicazioni e dell’editoria nei due Paesi, con particolare riferimento alle:
Tutele e diritti dei lavoratori, transizione e evoluzione
Per il segretario generale Cfdt-F3c, Jéròme Morin: «In Francia i settori delle telecomunicazioni e dei media sono molto dinamici e in forte cambiamento. C’è un problema di transizione e di come accompagnare i lavoratori in questa evoluzione e nello stesso tempo dobbiamo fare i conti con la riforma del codice del lavoro che cambia le regole del gioco per le organizzazione sindacali e la rappresentanza».
«Noi sosteniamo da sempre – ha evidenziato il Segretario generale della Cisl Torino, Domenico Lo Bianco – che al sindacato deve essere riconosciuto un ruolo di mediazione sociale all’interno della società e che questo ruolo non deve essere limitato solo alla contrattazione, ma deve investire anche il welfare, dando così voce al disoccupato, al pensionato, al disabile, e alla persone non autosufficienti. Un vero sindacato riformatore si deve modernizzare per offrire nuove tutele e nuovi diritti ai lavoratori».
Il Segretario generale nazionale Fistel-Cisl, Vito Antonio Vitale, infine, ha messo in guardia «dall’utilizzo di risorse per portare benefici finanziari a gruppi che si presentano come cavalieri di investimenti, ma che in realtà operano esclusivamente per interesse privato. Ogni nazione, nonostante i buoni propositi di camminare verso una Europa unita, con gli stessi indirizzi politici e stessi livelli di investimenti, tende ad utilizzare strumenti in altre realtà per cercare di migliorare le posizioni finanziarie nel proprio paese. Su questo aspetto occorre fare assoluta chiarezza».
